lunedì 19 luglio 2010

Un traguardo importante

Piazza Brembana (518 m slm) – Passo San Marco (1992 m slm), 17 luglio 2010

Il desiderio è arrivare lassù. Sono 23 km di salita. I primi nel bosco umido del mattino, lungo il rumore del torrente. Poi gli alberi si fermano. Si ferma anche la valle, in un anfiteatro di prati circondato dai monti. Comincia il percorso vero. I tornanti numerati raccontano di quanto si sale, curva dopo curva. Intorno la bellezza del silenzio illuminato dal Sole del mattino. La strada è bellissima: la sua pendenza impegnativa ma regolare permette una pedalata fluida e costante, rilassata dalla pace intorno. Nei pressi del rifugio, brune mucche alpine fanno il tifo agitando le loro campane: sorrido, grazie! Verso il passo un assoluto silenzio regna tra le rocce. Ecco il mio traguardo. Che bello quassù, come è tutto così tranquillo. Mi attardo il più possibile, faccio fotografie. Assaporo quella pace, immobile. Non ho voglia di scendere, di tornare laggiù in quel caotico brulicare di individui storditi dal caldo e dai miraggi. Voglio restare qui. E le cartoline per i Blogtrotters? Ah già, giacchetta, e giù! Per altri 23 km di discesa in cui non ho fatto proprio nulla, a parte prestare attenzione. Ecco le cartoline! Un saluto ai Blogtrotters!



Da Wikipedia: Il Passo San Marco (altitudine 1991 m slm) è un passo stradale nonché il più alto colle della Provincia di Bergamo e collega la Val Brembana alla Valtellina. Il versante valtellinese raggiunge pendenze del 12% mentre il versante brembano tocca punte del 16%. Al valico è possibile ammirare le effige dell’allora Repubblica di Venezia che costruì questa strada per uno sviluppo economico con le valli svizzere. Sul versante orobico del Passo si trova il Rifugio Ca’ San Marco, per anni la casa cantoniera del Passo San Marco e uno dei più antichi rifugi delle Alpi, edificato nel 1593.

lunedì 12 luglio 2010

Settimana di prove

La Terapia Tacco 12 dà i suoi primi frutti, ponendo la parola fine a quelle situazioni imbarazzanti in cui forti rumori del ginocchio facevano voltare con aria interrogativa chi fosse presente in quel momento nello stesso locale. Permangono scosse di assestamento alle anche, a volte innocue e rumorose, a volte silenziose e dolorose, ma secondo MrFisio tutto procede regolarmente nel normale processo di riequilibrio dei carichi.

Settimana con le ormai abituali due sedute in piscina: una di corso, impegnativo quando capita l’istruttore gendarme, e una di nuoto libero, decisamente più tranquillo, che quasi mi addormento a vedere scivolare le piastrelle azzurre. Settimana di prove in cui l’uscita in bici impegnativa è sostituita con due uscite medie, in modo da distribuirne meglio i benefici nell’arco dei sette giorni. La prima serale sulla Roncola, a metà settimana: 7 km di pianura + 7 km che portano dai 300 m slm ai 1000 m slm e poi si torna giù, un bell’allenamento per quando si ha poco tempo. L’uscita del sabato su un percorso saliscendi tra i 400 e i 900 m slm (Zogno, Miragolo, Santuario di Perello: consigliato ai podisti bergamaschi che leggono!), in modo da far lavorare le gambe in modo più regolare e non solo nella prima metà del percorso. Un’umidità mai vista copre tutto di un grigiolino afoso che rende il respiro difficile: non si vede la valle giù, non si vedono le montagne su. Il pensiero vola su quel verde altopiano che conobbi nella sua veste di deserto bianco quando indossai per la prima volta un pettorale, tanti anni fa. Peccato non esserci oggi, ma mi accontento di quanto posso fare, arriverà un giorno.

La domenica in montagna. Dal momento che bici e tacco 12 stanno raddrizzando le ginocchia, pian piano ma visibilmente, decido di provare quella sana, divertente e utile attività outdoor che consiste nel tagliare l’erba con la falce, approfittando del gran caldo per prendere anche un po’ di sole. Scarpe da ginnastica e olè, fino a che i soliti adduttori non cominciano a protestare, perchè più di tanto in piedi non vogliono stare. Pazienza. Le batterie del fisico e dell’animo sono di nuovo cariche. Buona settimana a voi, Blogtrotters!

venerdì 9 luglio 2010

Terapia Tacco 12

Altra grande idea di MrFisio. Gli pongo il seguente problema: d’accordo la bici, ma come posso camminare per i piccoli spostamenti quotidiani (per esempio quei 500 metri per andare dall’ufficio alla mensa) senza risvegliare il fastidio di quei due adduttori che sembrano freni a mano messi tra le gambe per non farle avanzare? Mentre lavora di Tecar sull’infiammazione alle inserzioni di quei due, gli viene un’idea: “Prova sui tacchi, alti però!”. I tacchi, già, sarà un paio di anni che non li porto, proviamo… Ma che ganza idea! E guarda un po’ come lavorano i quadricipiti, che si riprendono le rotule e rimettono le ginocchia diritte. La posizione lascia che gli adduttori allentino la presa, lasciando affiorare dal profondo un dolore acceso. Eccoti, sei venuto allo scoperto… adesso capisco, sei libero dalla contrattura e libero di andartene! Oh che bello sgambettare di nuovo fino alla mensa.

A questo punto, il responso finale di MrPodologo, dottor runner e esperto di runners: “Sì, un po’ di pronazione c’è, un po’ più da una parte, ma è meglio non cambiare l’appoggio dei piedi, altrimenti ti si altera tutta la postura. Adesso aspetta che guarisca l’infiammazione, poi passa alle scarpe neutre e rinforza i quadricipiti che ti tengono su gambe e ginocchia, sì la bici va benissimo. Pronazione… concetto di cui si abusa, come si abusa di plantari di cui la maggior parte dei podisti non avrebbe bisogno. Mi sono arrivati certi keniani con le gambe storte e altro che pronazione… e poi mi fanno 2h08’ in maratona. E per quando non corri: vedi la curva della tua schiena, la posizione delle spalle, l’inclinazione del bacino, ecco, indossa le scarpe con i tacchi, alti. Mi raccomando poi, allungamento della muscolatura posteriore, vai.” Bella sintesi di cultura medica e sportiva, rassicurante quanto raro esempio di onestà intellettuale. Grazie!

Ah sì??? E allora, adesso, basta! Benissimo, stando così le cose, ha inizio la “Terapia Tacco 12”! Ecco il mio ultimo investimento, 20 euro con i saldi. Belli, vero? Hanno pure le roselline sul tacco 12! Facile abituarsi a stare su, anche divertente, ma quando si scende l’allungamento delle catene posteriori è d’obbligo! Au revoir, by Sarah

martedì 6 luglio 2010

Il richiamo delle montagne

San Pellegrino Terme – Mezzoldo - Ponte dell’Acqua (BG), 3 luglio 2010

Altra pagina di diario dedicata alla mia nuova scoperta. Guardo la mia bici: “Piccola, domani ti porto in gita in montagna!”. E’ l’alba, la carico in macchina. Prima soddisfazione della giornata è riuscire a compiere questo gesto, per il quale devo ringraziare il nuoto: prima le mie braccia non ci sarebbero mai riuscite! Direzione verso le montagne, lasciando alle spalle l’afa e a lato le strade trafficate di turisti. Partiamo da San Pellegrino Terme (358 m slm), la cittadina che dà il nome all’acqua, e percorriamo la ciclabile della Val Brembana, ricavata sull’antica ferrovia di cui oggi rimangono graziose stazioni e suggestive gallerie di rocce illuminate. Sono da poco passate le 6, tutto intorno il fresco fruscio del fiume e il cinguettio degli uccelli. Ecco la valle aprirsi ai primi prati, lassù il richiamo delle montagne. La ciclabile finisce, la voglia di andare avanti continua sulla strada meno trafficata. Ecco la salita, bellissima come sempre. Prima lieve, poi via via più dura. Il pensiero felice è ancora presente. L’arrivo a Mezzoldo, 835 m slm. Intorno un deserto silenzioso, solo un anziano con il volto della montagna cammina vispo lungo la strada. Qui venivo a correre qualche anno fa una classica di Ferragosto. Il richiamo delle montagne fa proseguire la pedalata, piano piano. Ora la salita è ripida, sento la fatica e il piacere che l’accompagna. Sono fortunata a poter vivere questo. Avanti, piano piano. Mi sorpassano i primi ciclisti e mi salutano gentili. Li guardo: questi sono ciclisti seri, si vede dal fisico e dalle bici con cui si arrampicano. Uno indossa una maglia con scritto “Giro d’Italia”, la cosa non mi sorprende. Gli ultimi micidiali tornanti sotto il sole già alto e l’arrivo al Ponte dell’Acqua. Ecco l’albergo dove ho lavorato un’estate, quando andavo al liceo: prima servivo le colazioni, poi rimanevo al bancone del bar. Ed ecco il mio traguardo tra i prati: il Rifugio Madonna delle Nevi, 1350 m slm. Tutte intorno le sorridenti montagne illuminate dal sole. Un momento di ristoro, su una comoda panchina con un po’ di goloso cioccolato, e poi giù, il rientro alla base!

Un’altra gran bella uscita, 56 km, di cui contano però i primi 28, perché in discesa non ho fatto nulla, a parte gli ultimi 15 km pianeggianti sulla ciclabile, dove mi sono ancora divertita a sdraiarmi sulla bici, mettere il cambio duro e pedalare a tutta! :-)

Bellissima notizia: queste pedalate in salita mi stanno facendo un gran bene al fisico oltre che all’animo, risvegliando i quadricipiti e raddrizzando le ginocchia. Avanti così, piano piano. Ecco qualche cartolina per i Blogtrotters, ciao e alla prossima!