sabato 22 febbraio 2014

La stagione del Winter Triathlon

Appena conclusa la stagione del winter triathlon, che quest’anno ha avuto due appuntamenti in calendario, in occasioni peraltro “toste”: il Campionato Italiano a Campodolcino e la World Championship di Cogne.


Campionato Italiano di Winter Triathlon, Campodolcino (SO), 2 febbraio 2014 

Una giornata dalle temperature alte, fortunatamente con una tregua della pioggia. Una neve bagnata e molle. Il suono del corno annuncia l’inizio della frazione run: già dopo le prime pozzanghere le scarpe sono inzuppate, inutile cercare di salvarle! Nella neve calpestata si sprofonda, ma correre nella neve è sempre divertente! Le caviglie tengono il controllo, i muscoli lavorano bene. Poi comincia la frazione bike: la neve è ormai una granita dove si sprofonda per almeno due spanne, l’unico modo di avanzare è spingere la bici a piedi. Mi chiedo cosa penserà la gente che ci vede spingere così le bici per chilometri…. Mi viene da ridere, sul quel pantano bianco sembra di essere “scrofe da neve”. Ecco finalmente la frazione ski: la schiena dolorante per la frazione precedente limita i movimenti, ma la neve battuta permette di scivolare, e di concludere con soddisfazione. Molto stanca dopo lo sforzo: il motore ha lavorato su di giri per tutta la gara, i muscoli hanno lavorato tanto per avanzare nel pantano, sono stati bravissimi. Avranno difficoltà a recuperare, e resterò con il mal di schiena per una settimana, ma non posso che far loro i complimenti. Ottimo allenamento.




Winter Triathlon World Championship, Cogne (AO), 16 febbraio 2014 

Questo è un grande evento: per la prima volta il mio super marito decide non solo di accompagnarmi, ma anche di partecipare, facendo il suo esordio nella multidisciplina nel gruppo “open” della gara promozionale. L’impegno sarà notevole, le attenzioni diventano reciproche. Questo è il nostro modo di festeggiare S. Valentino. 

Le formalità, il briefing, la squadra. Ed eccoci alla partenza. Il gruppo age group partirà per primo, il gruppo open farà la metà del percorso, un giro anziché due, e partirà 10 minuti dopo. Vabbè, lo incrocerò sul percorso… meglio così, almeno non parte nel gruppone. Lui ha un motore benzina, ha potenza disponibile da subito, gli ho raccomandato di partire piano, così da distribuire le forze sulle tre frazioni. Io invece non ho di questi “problemi”, sono un diesel di piccola cilindrata, che impiega un po’ a scaldarsi e che va piano, però va e consuma poco. Il suono del corno annuncia l’inizio della frazione run: la conca di Cogne è molto bella, il percorso è tutto un divertente su e giù. La testa è stanca, risente di pensieri e preoccupazioni della settimana. I muscoli invece stanno bene, vanno da soli, si divertono ad arrampicarsi sulle salite e a buttarsi giù dalle discese. La temperatura è poco sopra lo zero, la neve è morbida ma ancora abbastanza compatta. Ultimo tratto di corsa prima di entrare in zona cambio, e incrocio il gruppo open partito in direzione opposta. Eccolo! Sta correndo bene, sorride, ci salutiamo. Prendo la bici, salgo in sella, provo a pedalare. Qualcosa non va, non riesco a tenere la bici, a pedalare. La neve è morbida, ma non è un pantano. Eppure non riesco ad andare avanti, mentre tutti gli altri ce la fanno, e passano avanti. Penso di essere particolarmente incapace, e vado avanti come riesco, un po’ spingendo a piedi e un po’ salendo in sella, dove la neve si fa più compatta e uniforme. Il percorso è ondulato, tutto su e giù: dove scende riesco a stare in sella, seppur con difficoltà, mentre dove sale non riesco a pedalare, e mi tocca spingere la bici. I due giri in bici sono una sofferenza, non mi diverto, non vedo l’ora che finiscano. Finisco in terra un paio di volte, fortuna che la neve è morbida. Una caduta fa pure scendere la catena…. la rimetto su, e avanti così, metro per metro, su e giù dalla bici. Finalmente arrivo in zona cambio e prendo gli sci. La testa è sconnessa del tutto. Fortuna che i muscoli vanno da soli, e mi portano all’arrivo sciando in tranquillità. La schiena è un po’ affaticata, ma non come a Campodolcino, l’allenamento è stato utile! Vedo la finish line, e lui che mi aspetta sorridente. Yeeee! Ce l’abbiamo fatta! Mi scuso per averlo fatto aspettare tanto e gli racconto della disavventura in bici… Mi racconta che in bici gli è successa la stessa cosa, e che quando è arrivato al traguardo, Pippo Lamastra (atleta elite della nazionale) gli ha fatto notare che la sua bici non era adatta per il percorso, perché aveva le gomme gonfie, mentre sulla neve morbida le gomme della MTB devono essere sgonfie per massimizzare la superficie di appoggio e “galleggiare” sulla neve. Mannaggia, questa cosa delle gomme sgonfie non la sapevamo…. Peccato, a saperlo prima avremmo risparmiato un sacco di fatica e ci saremmo goduti di più il percorso. Vabbè, abbiamo imparato un’altra lezione, sarà per la prossima volta.


Bravissimo il mio super marito, che ha concluso bene il suo primo winter triathlon e ha pure capito come migliorare, pensando alle prossime avventure. Bravissimi i miei muscoli, che, dopo quello che hanno passato, mi stanno dicendo che stanno tornando in forma, seppur con carichi diversi e recuperi più lunghi. La direzione è tracciata: non c’è un obiettivo preciso, è presto per intravedere qualcosa all’orizzonte, adesso bisogna lavorare alla macchina aerobica. Divertendosi, sempre. Saluti Blogtrotters, alla prossima!