martedì 11 marzo 2025

Engadin Skimarathon 2025

Nuova avventura “unsupported” sugli sci stretti: destinazione Svizzera per la Engadin Skimarathon, 42km dal passo del Maloja fino a S-Chanf, passando per St. Moritz, Pontresina, Samedan. L’occasione per vedere tutta l’Engadina in una volta sola. Evento internazionale, 14 mila atleti al via, organizzazione impeccabile (davvero complimenti agli Svizzeri). Atmosfera festosa, bella, bellissima: quando senti sorridere in tutte le lingue del mondo, e questo ti fa sentire a casa. Vedo attorno persone simili a me, che amano le stesse cose, e questo mi fa stare bene.

La partenza al Maloja ha qualcosa di surreale: il sole sorge da dietro la montagna dissolvendo la nebbia sul lago ghiacciato, sulle note di Vangelis - Conquest of Paradise.  E gli atleti sulla linea di partenza vedono davanti a sé proprio un bianco paradiso, che invita ad essere attraversato.

Il livello dei partecipanti è alto, anche partendo nelle retrovie. Vedo donne danzare sugli sci in quella pianura sconfinata: osservo loro perché, mentre il gesto degli uomini è più basato sulla forza, quello delle donne è più basato sull’equilibrio. Io mi sono allenata sulle Orobie, dove non ci sono pianure, e qui ho tutto da imparare. Poi arrivano le salite. La prima, ripida, al km 13, ha dell’incredibile: è il primo “imbuto” del percorso e mi obbliga ad un’attesa di oltre 30 minuti perché le guardie fanno salire gli atleti in fila indiana. Mi viene un freddo ad aspettare lì ferma così… Fortuna che poi è salita, e mi scaldo. Le salite sono tutte pattinabili per me, ma evidentemente alla gente qui non piacciono, perché le affronta camminando. Mi faccio strada zigzagando. La neve è difficile, primaverile: a tratti sembra zucchero, a tratti sembra una granita bagnata. Terminato il saliscendi nei boschi tra St. Moritz e Pontresina, al km 21, si riprende la grande pianura bianca. A questo punto il mio gesto trova una sua sintesi di gravità e spinta (equilibrio e forza) per “volare” nel bianco fino al traguardo. È tutto così bello, bellissimo, che anche i miei pensieri sono belli, bellissimi. Davanti al vasto bianco, sovrastato di azzurro, non posso fare altro che ringraziare quell’infinito che dà a me, piccolo puntino, la possibilità di realizzarsi ed essere felice. I chilometri scorrono davvero veloci. Arrivano gli ultimi cartelli: 4 km al traguardo, 3 km al traguardo. A questo punto mi succede una cosa particolare: non voglio che finisca, mi viene da piangere, non voglio lasciare il grande bianco, voglio restare lì. Ho trascorso un inverno piuttosto difficile, e il bianco mi ha accompagnato, portandomi pace, non voglio andare via. Ma è giusto così, perché l’inverno volge al termine e la primavera sta per iniziare. Finish line, medaglia, rientro. Stanchezza, forse più emotiva che fisica.

Che possa custodire dentro di me la pace del bianco, mentre volgo lo sguardo all’orizzonte, nell’attesa dei colori che verranno.

Grazie Engadina.


giovedì 6 febbraio 2025

Granfondo Dobbiaco-Cortina 2025

Le cose belle, è bello condividerle. L’amore che provo per la mia attività sportiva, specchio di vita e di crescita, io avrei voluto condividerlo. Ma se manifesto la gioia e la realizzazione che mi dà, do fastidio. Anche se sono tra gli ultimi degli amatori. Mi dispiace. Ma io seguo il mio Dō, come direbbero gli occhi a mandorla. Se un giorno incontrerò sul mio cammino qualcuno che vorrà condividere allo stesso modo, ossia di cuore, sarà un piacere. Altrimenti, va bene lo stesso. Senza rancore, davvero.

Trasferta in solitaria sulle Dolomiti, modalità UNSUPPORTED. Vado a riprendere la fiducia in me, dopo i recenti acciacchi fisici e i segni che hanno lasciato. Nonostante tutto, ne esco più forte. Vado a trovare YUKI, un suono giapponese che assume significati diversi a seconda di come viene scritto: NEVE, DIREZIONE, CORAGGIO, FELICITA’.

GRANFONDO DOBBIACO-CORTINA, 2 febbraio 2025: 31 km sci di fondo, tecnica libera. I motori sono accesi, tutti e due questa volta: la benzina per spingere da Dobbiaco fino al Passo, il diesel per planare come un rapace su Cortina. La traversata delle Tre Cime non prevede alcun rifornimento, si fa tutta d’un fiato. Conoscevo il percorso al contrario, nella sua veste estiva, per aver corso un paio di volte la Cortina-Dobbiaco Run. Ma la Granfondo Dobbiaco-Cortina, nella sua veste invernale, è ancora più bella.

Io sono un’atleta.