sabato 24 settembre 2016

Back to half iron distance: IRONMAN 70.3 Pula

Pola, Croazia, 18 Settembre 2016

Dopo 9 mesi di gravidanza, 8 mesi di allattamento, e 3 mesi di allenamento, eccomi di nuovo ad un 70.3, il secondo. La scintilla scattata un anno fa, quando con il pancione leggevo gli annunci della prima edizione dell’IRONMAN 70.3 Pula. L’iscrizione fatta la settimana prima della gara, appena in tempo prima del sold out. Perché riprendere proprio con un medio “con il pallino”? Perché la motivazione viene solo con grandi obiettivi!



L’avvicinamento – La ripresa degli allenamenti a giugno, dopo un anno e mezzo di… altro! Difficile incastrare il tempo per le uscite con gli impegni quotidiani di lavoro, due ore di autostrada al giorno, casa, famiglia… E quindi si va in strada alle 5:30, per correre un’oretta ed essere pronti a portare il bimbo al nido per le 7:45 ed arrivare in ufficio per le 9. Non tutti i giorni eh… Pranzi in scatola o in barretta alla scrivania, e via. Molto più belle le corsette serali con marito e bimbo, per far prendere un po’ di fresco nel bosco al piccolo: lui nel passeggino, spinto dal suo papà, e io che fatico a correre dietro a loro! Per il nuoto in piscina, quando capita che ho un’oretta pomeridiana e che mi lasciano entrare nonostante i bambini dei centri estivi… Per le uscite in bici ci vuole una congiuntura astrale per far quadrare impegni e l’odioso traffico della Lombardia più urbanizzata: si va alle 5:30 la mattina, ma della domenica, perché al sabato si trovano prima i lavoratori stacanovisti e poi la massa che si fionda frenetica nei centri commerciali. Oppure alle 12 della domenica, quando con mia sorpresa si incontrano sulle strade scure signorine che hanno pure da dirmi qualcosa che non capisco… Ma non sono tutti a pranzo la domenica a mezzogiorno? Questi posti non mi piacciono più. Ho messo la bici su strada 4 volte in 3 mesi. Poi un po’ di rulli. Poi ho scoperto che 10 minuti di squat del marito mi fanno venire più mal di gambe di un’ora di rulli: ottimo, un bel risparmio di tempo e di sudore! E funziona: i pedali della bici poi sembrano meno duri!

Ad agosto il nido del bimbo è chiuso e prendo un mese di congedo parentale: grazie all’aiuto famigliare, riesco a ritagliarmi un paio d’ore al giorno per l’allenamento e riesco a fare qualcosa quasi tutti i giorni. A fine mese mi dico che a Pula posso provare ad andarci: a differenza del primo 70.3 a Zell am See, nel 2014, questa volta non ho in attivo allenamenti lunghi, semplicemente perché i “lunghi” non ho avuto tempo di farli, ma ho svolto allenamenti corti più frequenti.




Le chicche dell’ultimo minuto – iscrizione alla gara last minute, appena in tempo. Cerco di riposare la schiena, perché il “sollevamento pesi” continuo con il bimbo mi provoca frequenti contratture… Antiinfiammatorio per i polsi, con i tendini che friggono sempre per il “sollevamento pesi” continuo… Fortuna che l’infiammazione prende di più i tendini dei pollici, quindi anche se non riesco ad aprire i barattoli, riesco a tenere il manubrio della bici… Revisione della bici last minute: viaggiavo con un copertone deformato… Noleggio muta last minute: due giorni prima di partire provo la mia e scopro che non mi va più bene, sono più robusta di schiena e spalle e nella mia XS non respiro… sono diventata grossa con tutto quel “sollevamento pesi”, adesso mi serve la taglia S!

Preparare un viaggio con un bimbo piccolo significa fare un trasloco e cercare di infilare in macchina la casa… Il portapacchi prenotato non è arrivato in tempo, e quindi deve entrare tutto nel bagagliaio… Bici di “mama” compresa… Solo il marito riesce a fare queste magie! E riesce a spostare questi pesi… Viaggiare con un bimbo piccolo significa impiegare 12 ore per fare 500 km in auto, partendo alle 5 di mattina e facendo lunghe soste gioco in posti belli, in modo che i momenti in auto coincidano con le sue pause nanna, se no è impossibile guidare… E la prima cosa da fare arrivati a destinazione è tagliare e bollire le verdure da frullare per le sue pappe! Ma è giusto così, non gli darò mica liofilizzati e simili, che hanno un saporaccio che non mangerei nemmeno io! Ah, un bambino piccolo si sveglia ancora almeno 3 o 4 volte la notte, tutte le notti… E di giorno non si può perdere di vista per un secondo! Osare una trasferta di questo tipo con un bimbo di 11 mesi richiede una fatica enorme, alla mamma, al papà, e al bimbo. Però è un’esperienza unica, che merita davvero! Si diventa grandi anche così!



La vigilia – Le previsioni meteo non sono buone… mi toccherà ancora un 70.3 sotto la pioggia, come a Zell am See? Non ho voglia di fare ancora 90 km in bici sotto la pioggia, e la cosa non mi mette di buon umore… Mentre vado ad allestire la zona cambio, noto che diversi atleti mi guardano e ridacchiano. Cosa avranno da ridere? Sarà la mia bici sobria, piccola di taglia, l’unica ancora in alluminio e senza “corna” in tutta la zona cambio? Oppure il mio abbigliamento marca decathlon? Certo che gli iscritti qui a Pula sono particolarmente fighetti, a Zell am See erano un po’ più “spartani”. Sentite cari, non mi interessa se una vostra bici costa come un anno di nido, a me va benissimo la mia. E l’abbigliamento tecnico lo uso in gara, per il resto va benissimo quello del decathlon, chiaro?

La notte prima della gara riesco anche a dormire. Preparare una gara importante con un bimbo piccolo significa non avere né tempo né spazio nella testa per troppe preoccupazioni: è già tanto riuscire a trovare la concentrazione per non dimenticare nulla e preparare l’occorrente per le 3 frazioni! E andare “a mente leggera” è un vantaggio. Sento le gambe scottare sotto le lenzuola, come mi succedeva prima delle maratone: buon segno.  Mi sveglia un forte temporale, con tuoni che fanno tremare i vetri e la grandine che picchia contro le finestre. Anche il bimbo si sveglia spaventato per i tuoni, povero! Ma chissenefrega anche del temporale, anzi, scaricati adesso che per domani mattina hai finito…




La gara – La mattina della gara l’intera Ironman Support Crew, marito e bimbo, mi accompagnano fino alla partenza. Loro non immaginano quanto sia importante per me averli vicino! Il cielo è grigio, ma per il momento non piove. Finisco di sistemare l’occorrente per la zona cambio e mi preparo. Indosso la muta: fantastica, un guanto, sembra di non averla, e riesco pure a metterla da sola! Ero così sicura che andava bene che non l’ho neanche provata prima: la Sailfish One mi calza proprio a pennello! Ultimo saluto all’Ironman Support Crew: il mio bimbo mi offre gentilmente il suo biberon prima di partire… che tenero… grazie!




Rolling Swim Start: si parte a gruppi di 4 per volta. A Zell am See avevo impiegato 43 minuti, e quindi mi metto nel settore relativo a questo tempo. Penso di impiegare di più oggi, perché è la prima volta che affronto questa distanza in mare, ma non voglio restare da sola, mi sento più sicura se ho qualcuno intorno. Lunga attesa prima di entrare in acqua, siamo 1700 atleti: il percorso di andata e quello di ritorno sono molto lunghi, quello trasversale al largo è piuttosto breve. Nel percorso di andata molti atleti stanno prendendo le boe sulla destra: ma il regolamento non diceva a sinistra? Accorciate così? In Austria sarebbero stati fischi e randellate dai kayak… Nel percorso di ritorno vedo che gli atleti vengono allontanati al largo, probabilmente ci sono correnti laggiù, dovrò stare attenta. Nell’attesa ho anche il tempo di commuovermi per essere riuscita ad arrivare fino a qui: presentarsi alla partenza oggi è già un traguardo per me! Oh, non è il momento eh, concentrazione, la gara comincia adesso, su!

Frazione nuoto: arriva il momento di entrare in acqua. Partenza prudente, ho un certo “timore reverenziale” verso il mare: sono abituata ai laghi, il mare è così grande… Ci metto un po’ a trovare “la bracciata”. Meglio non pensare a quanto ci si spinge lontano, ma puntare solo alla boa successiva. Il percorso di andata passa abbastanza tranquillo. Le boe le passo sulla sinistra: barare non è nel mio stile, non mi interessa il tempo, se tagliassi il percorso non mi sentieri a posto con me stessa. Il tratto trasversale ha onde un po’ alte, ma tutto sommato passa abbastanza bene, una volta capito come “bucarle”. Il percorso di ritorno presenta subito un problema: non si vedono le boe. Mi fermo un attimo per capire dove andare. Ci sono diverse cuffie che stanno prendendo il largo, come vedevo alla partenza. Probabilmente c’è corrente, non devo andare di là, ma stare più a sinistra. Procedo in direzione terra, anche se non so bene dove sto andando. Ci sono altri atleti intorno, quindi tutto ok. Un tipo dell’organizzazione sul kayak ha appena scuffiato, andiamo bene. Il tipo poco più avanti urla qualcosa sulla direzione da seguire. Vedo che il gruppo di atleti si sta ricompattando, stiamo ritrovando la direzione giusta. Ecco le boe finalmente. Certo che se ne mettevate un paio in più sarebbe stato meglio per tutti… Si rivedono i sassi, i pesciolini, siamo vicino all’uscita… Fuori! Caspita che barcollare! Altro che 2 km, sarò stata dentro un’ora! Il GPS non l’ho preso, ci manca solo di badare a quello. Veloce, che il primo cancello rischia di chiudere!




Primo cambio: vestiti per la bici, un gel, una termos di tè caldo per digerirlo, cartone della scatola dei corn flakes sulla pancia per proteggere lo stomaco dall’aria… Questo particolare fa “bloccare” per lo stupore una ragazza che si sta cambiando davanti a me: eh, devo fare così se no vado in congestione, sai quante volte mi è successo? Sento polemiche inglesi sulla frazione nuoto. Lunga zona cambio fatta con le scarpette ai piedi per evitare di partire in bici con i calzini inzuppati di fango, e via, in sella!

Frazione bici: i primi 10 km in bici passano tranquilli, il cielo sta reggendo. Si pedala in direzione entroterra, e il cielo si fa sempre più nero. Comincia a piovere. Vabbè, ho già pedalato sotto la pioggia a Zell am See, piove anche qui. Direi che posso lasciare le gomme così, non sono durissime. Sorpasso una tipa sdraiata sulla bici da crono: quando il mezzo non è tutto… Il percorso è leggermente ondulato, piacevole. La pioggia aumenta, le strade si riempiono di pozzanghere. Vabbè, pazienza, si rallenta quando si attraversa l’acqua. Salto il ristoro del 15° km: mi serve un unico rifornimento a metà gara. Più si va verso l’entroterra, più il cielo diventa nero e la pioggia insistente. Tratti di strada sono coperti da strati d’acqua alti due dita: rallento prima di entrarci. Comincia a far freddo. Al 40° km accosto e faccio appena in tempo a trangugiare un gel e una termos di tè caldo per digerirlo, prima di iniziare a tremare come una foglia. Indosso la giacca, rimonto in sella e riparto subito. Tremano le gambe sui pedali, mi battono i denti e non riesco a tenere ferma la mandibola. Mannaggia, pedalare a manetta per scaldarsi. Quando vedo una collinetta, prendo la rincorsa in modo da arrivare in cima quasi per inerzia. Si scatena il diluvio. L’acqua scende a secchiate, fredda. Le strade sono coperte di acqua rossa: è strano qui, la terra non assorbe nulla e l’acqua scivola dalla macchia alla strada, dalla strada alla macchia. Non ci sono canali di scolo dell’acqua ai lati delle strade, e l’acqua forma ruscelli di forme varie sui rattoppi di asfalto. In certi tratti sento la bici come trascinata dalla corrente di acqua. Come si pedala su due dita d’acqua? Boh, io rallento, per sicurezza: se dovesse succedermi qualcosa qui, in mezzo al nulla, chi mi raccatterebbe più? Non c’è niente, non c’è nessuno, dovrei solo sperare che un atleta mi superasse e avvertisse del problema il primo giubbino giallo più avanti. E poi stare ad aspettare i soccorsi? Qui? Farei in tempo a schiattare dal freddo. Non ci si può far male. Prudenza e avanti, sperando che passi. Ho paura. Sarah, pensa a qualcosa di bello, pensa a quanto è dolce il tuo bimbo quando al mattino ti chiede di “fare la luce”. Non ci si può fermare, avanti, piano ma avanti. Lo svantaggio del rolling swim start è che sul percorso bike poi si trovano pochissimi atleti. La grandine! Pure questa… un gran casino sul casco e pizzicate sui quadricipiti… Fortuna che i chicchi sono piccoli, non dovrebbero far sbandare la bici. Avanti e non fermarsi. Supero due tipe. Un forte temporale, la pioggia è tanta e fitta, non si vede la strada. Rallento. Speriamo non ci siano ostacoli che non vedo. Ad un certo punto arrivo ad un incrocio, costruito “a conca”: è diventato un lago di acqua marrone, e sembra profondo. Pazienza, attraversiamolo piano e speriamo che non ci sia sotto niente. Mi ritrovo con i pedali nell’acqua e le scarpe si inzuppano più di quanto lo fossero già. Ma basta! Non ne posso più, mai avrei pensato di dover fare una cosa simile con la bici da corsa. Avanti, non ci si può fermare. Conan, la tua mamma è forte e arriva fino alla fine. Devo finire questa frazione. Ho solo voglia di arrivare in quella tenda e mettermi dei vestiti asciutti. Si pedala verso il mare, e il cielo si fa più chiaro. 80° km, pioviggina, un regalo! Zona cambio, poso la bici e ringrazio il cielo di essere arrivata senza farmi male.






Secondo cambio: tolgo finalmente quei vestiti inzuppati, infangati e freddi, mi do una pulita dal fango e indosso body e calzini asciutti. Ci voleva. Una barretta, una termos di tè caldo per digerirla, e via.

Frazione corsa: finalmente! Ah, che relax! Si comincia con un bel tratto lungomare. Esce pure un mezzo raggio di sole che per un momento fa luccicare l’acqua del mare. Che piacevole sensazione. Direzione centro città. Supero diversi atleti in crisi, che alternano corsetta a camminata. Per fortuna la frazione di corsa non mi dà mai problemi, anche senza fare allenamenti combinati. Sento che il passo è buono, sto andando come in allenamento, neanche mi ricordo più quello che ho fatto nelle frazioni precedenti. Mi sto riposando finalmente. Attenta solo a non appoggiare i piedi come Masha (quella di Orso), se no i flessori… Al 10° km si entra in città. Da un’auto il saluto del marito: yeeeeee! ciao! La mia Ironman Support Crew sta andando ad aspettarmi all’arrivo! Forza, adesso #si va in arena! Arrivo al multilap, adesso si corre in mezzo ad altri atleti, bello! Un gel a metà frazione, un po’ d’acqua, e via. Sto correndo bene, senza fatica, mentre supero altri atleti che camminano. Primo braccialetto, secondo braccialetto, e adesso #si va in arena! Eccola, si entra! Wow! Tappeto rosso, si batte il cinque a Daddo, braccia alzate, finisher! Medaglia al collo, qualche passo avanti ed ecco che compare la mia Ironman Support Crew! Come state, tutto bene? “Sì, stavamo giocando con i sassi!”






Il day after: il giorno dopo giornata di relax al mare per tutti. Il tempo è decisamente migliore, se fosse stato così anche il giorno prima… Vabbè, è andata così ed è andata bene. Sono stata fortunata a riuscire a preparare questa gara, e a riuscire a finirla in condizioni difficili. Godiamoci questa ultima giornata al mare e salutiamo così la nostra bella estate trascorsa insieme!




Commenti a freddo: sono molto contenta di come è andata la gara. Soddisfatta della frazione nuoto: ho impiegato 1 ora, un tempo lungo, ma va bene così visto la prima distanza lunga in mare e le difficoltà nel vedere le boe di ritorno. Frazione bici: soddisfatta perché portata a termine in condizioni difficili e senza farmi male. Non so se sono stata troppo prudente, ma la bici ha sempre tenuto bene la strada. Le gambe andavano bene, il tipo di allenamento è servito. Peccato per il diluvio… avrei impiegato mezz’ora in meno, e invece ci ho messo quasi 4 ore. Frazione corsa: molto soddisfatta, corsa a 6’/km come vado ora in allenamento. Anche in questo caso il tipo di allenamento è servito: solo uscite da 1 ora su percorso collinare, niente lunghi piatti… e alla fine la mezza piatta è andata bene. Tempo finale 7h31’, uguale al tempo impiegato a Zell am See. Bene il recupero: un paio di giorni con un po' di mal di gambe e nulla più, mentre dopo Zell am See ci erano volute settimane per recuperare. La cosa più importante, dal punto di vista sportivo, è l’aver dimostrato a me stessa che da zero a un half iron, in 3 mesi, si può fare! La cosa più importante di tutte, invece, è il ricordo indelebile di un’avventura unica vissuta con il mio marito e il mio bimbo!








Ringraziamenti:

al cielo, per ogni secondo di vita finora vissuta
al mio super marito, senza di lui nulla sarebbe stato possibile. Unica persona al corrente dell’idea… Grazie per la fiducia in me e per l’insostituibile supporto!
al mio super bimbo, per tutto quello che mi insegna ogni giorno, anche se faccio una gran fatica!
a mia mamma, per aver giocato amorevolmente con il bimbo le mattine di agosto, mentre andavo ad allenarmi. Chissà se immaginava cosa avevo in mente…
a mio papà, perché il trucco del pensiero positivo nel momento di crisi viene dai suoi discorsi…
a Walter di Tripassion, per il noleggio last minute della muta Sailfish, perfetta!
a Maurizio e Samuele di Cicli Vedovati, per la sistemazione last minute della bici, perfetta!
a Omar di Studio Rigoli Omar, per la sistemazione della mia carrozzeria e il trucco last minute salva flessori, ha funzionato!
a Daddo di FCZ, perché #si va in arena!
a Fran Ci e Giulia della Zonca, grandi donne conosciute sui social: mamme, mogli, lavoratrici, triatlete di livello superiore, che seguo con stima e ammirazione, e che prendo come buon esempio!




Ecco il fotoracconto!


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