EagleXMan 113 extreme
triathlon, Parco Nazionale del Gran Sasso, 19 luglio 2025
Mi invitasti, decidendo di comparire inaspettatamente alla mia vista. Non sapevo se accettare l’invito, non mi sentivo all’altezza. Arrivarono gli amici, e iniziai a conoscerli. Arrivarono le amiche, e iniziai a conoscermi. Sei il centro circondato da un vasto altopiano. E il destino volle che anche nel mio centro si aprisse un vasto altopiano. Questo strappo, sia nel fisico che nell’animo, cambiò per necessità il mio approccio alle discipline sportive, sia nella pratica che nello spirito. E questo era il necessario. Arrivarono i principi, uno per volta: doloroso fu l’apprendimento di ciascuno di essi, ma una volta appresi furono le note su cui suonare la propria musica. A questo punto accettai l’invito. Io, le mie amiche, i miei amici: un gioco di squadra. In Re maggiore.
Le amiche:
Kokoro, colei che
desidera, con ardente passione.
Yama, colei che
pianifica, con fredda razionalità.
Fudōshin, colei
che agisce, con ferma determinazione.
Gli amici, bellissimi:
Bianco leone
alato, occhi turchese, spirito guida del nuoto, portatore di pace interiore.
Nero serpente
femmina, occhi smeraldo, spirito guida della bici, presiede la salute della
pancia.
Grande aquila,
spirito guida della corsa, presiede la salute dei muscoli e il passaggio verso
l’oltre.
Leopardo, il mio giocoso
amico.
I principi:
Kaizen: lavora ogni giorno per migliorarti.
Mushin: fa’ che diventi un’abitudine.
Kintsugi: perdona le tue ferite.
Kokoro: sogna con ardente passione.
Yama: analizza con fredda razionalità.
Fudōshin: agisci con ferma determinazione.
Keiken: trasforma ogni esperienza in
insegnamento.
Kyoshin: coltiva la mente vuota del
principiante.
Kesshin: punta all’obiettivo.
Fūrin kazan: quando è il momento, dai tutto.
Dokkōdō: questa è la via che si cammina da soli, questa è libertà.
Nuotare nel Lago di
Campotosto, vedendo il sole che sorge tra una bracciata e l’altra, è stato
delicatissimo. È così puro, che, entrandoci, si ha il timore di sporcarlo. Le
sue acque sono così morbide che sembrano luce tra le dita.
Pedalare nella Valle del
Vasto è stato incantevole. È così bella, che le parole non riescono a
descriverla. Consiglio di visitarla, ricordandosi di dare sempre la precedenza
ai branchi di cavalli che attraversano liberi la strada.
La salita a Campo
Imperatore è stata maestosa. Lunga 30 km, inizia piacevole dove finisce il
bosco ed iniziano i pascoli. Ricordarsi di dare sempre la precedenza ai greggi
di pecore che attraversano liberi la strada, scortati dai cani pastori. Poi si
apre il grande spazio, fino ad arrivare al vasto altopiano spazzato dal vento,
dove l’essere umano è solo un puntino nella maestosa grandezza che ha intorno.
L’ultimo tratto è più ripido e il vento contrario fa sentire di più la fatica:
bisogna resistere fino alla cima.
La discesa da Campo
Imperatore è stata pericolosa. Due sono le cose che temo in bici: il traffico e
il vento. E se ci sono entrambi, per me diventa difficile. C’era una coda di
suv e di camper che salivano, c’erano tante moto che salivano superando la coda
e tante moto che scendevano, e poi c’ero io che scendevo su asfalto dissestato,
con le raffiche di vento che all’improvviso mi sbattevano in mezzo alla strada.
Scendevo più piano possibile, più a lato possibile, con un solo pensiero:
“Spero che non mi uccidano. Basta un attimo”. Quando mi spavento, per esempio se
devo inchiodare perché una macchina mi supera per poi tagliarmi la strada per
parcheggiare, succede che mi irrigidisco e inizia a girarmi la testa: a quel
punto non riesco più a guidare, devo fermarmi e scendere dalla bici,
riprendermi un paio di minuti, per poi risalire e ripartire. Mi è successo 3 volte durante il percorso
bike. Pazienza, l’importante è riuscire a gestirsi.
I primi 18km di trail
sono stati faticosi per il gran caldo, sotto il sole più alto della giornata.
Non vedevo l’ora di arrivare al checkpoint per prendere i miei bastoncini e
salire al fresco, e dovevo fare in fretta per passare il cancello orario. Finalmente
sono arrivata alla campanella, e ho iniziato gli ultimi 6km di vertical verso
Campo Imperatore. Ero finalmente tranquilla, senza più pensieri di cancelli
orari, consapevole di fare quello che a me riesce più facile: salire, con i
miei bastoncini. Ero quasi ultima alla campanella: le posizioni che ho
recuperato sono state tutte nel vertical.
A un paio di km
dall’arrivo è arrivato mio marito, sceso apposta da Campo Imperatore dopo aver
parcheggiato l’ammiraglia che mi aveva fatto da supporto. Bellissima sorpresa,
mi ha fatto molto piacere fare insieme l’ultima parte. Graditissima quella tazza
di tè che mi ha placato la sete. Nell’ultimo tratto in quota le gambe hanno
deciso di ricominciare a correre. “Cosa fai adesso, corri?”, “Sì, perché noi
veniamo dalle Orobie!”. Finish line, medaglia. I DID IT.
Ringrazio chi mi vuole
bene, e mi ha aiutato senza nemmeno sapere cosa andassi a fare (solo il marito
sapeva :-). Ringrazio anche chi non me ne vuole, perché ho imparato tantissimo.
Ringrazio moltissimo mio marito, supporter ufficiale, senza il quale questa
avventura non sarebbe stata possibile. Ringrazio il cielo, per la fortuna che
ho a poter fare queste cose bellissime.
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