venerdì 28 maggio 2010

Sono finita

Non so nemmeno da dove cominciare. Qui si parlava di corsa, quindi partiamo dalla corsa. Sono ormai 6 mesi che non corro. Stando all’ultimo bollettino ci vorrà un anno perché la cosa si possa sistemare, se vorrà farlo. Ma la situazione peggiora anziché migliorare. Ho grosse difficoltà nella mobilità quotidiana. E’ un problema camminare, guidare, restare in piedi, restare seduta a lungo. Ho un’autonomia di un centinaio di metri al giorno. Non c’è una cosa che mi dia un attimo di tregua. Non ne posso più, mi distrugge. Se penso che una volta correvo, sto male. Ho un problema alle gambe, pare parta tutto dagli adduttori, loro sono in contrattura permanente, impazziti per i cavoli loro, o per squilibrio meccanico, o per squilibrio metabolico, o per un’infiammazione dove si inseriscono sul bacino. Fatto sta che mi stortano le gambe, mi fanno affacciare le rotule una di fronte all’altra, mi fanno schioccare dolorosamente le ginocchia, mi fanno male, mi danno forti dolori all’inguine, mi ostacolano il passo fino a bloccare l’avanzamento della gamba. Convivo con i dolori imbottita di antiinfiammatori e antidolorifici. Per il resto, in questi mesi le ho provate tutte (terapie fisiche, strumentali, farmacologiche). Inutilmente, la maledizione fa il suo corso senza volerne sapere nulla. Una volta vivevo d’amore per la corsa, ora la mia esistenza convive con i dolori, quello fisico e quello psichico. Difficile dire quale dei due faccia più male. A volte mi chiedo cosa ho fatto di male per meritarmi questo. A neanche 30 anni. E intanto fuori dalla finestra è finito l’inverno, è passata la primavera, è arrivata l’estate.

E poi c’è il lavoro, quello sì. Forse non ha più senso che esista questo blog. Oppure potrei raccontare di altro. Oppure potrei chiuderlo. Però prima devo fare ancora qualcosa, è la mia etica professionale che me lo impone. Per quanto riesca a capire, è mio obbligo continuare a ricercare. Per quanto possa aver capito cosa mi abbia causato questo danno fisico, è mio obbligo indagare e divulgare, affinchè ciò che è successo a me possa essere d’aiuto ad altri perché non accada anche a loro. E forse così la mia sofferenza sarà un po’ meno inutile.

Saluti Blogtrotters, divertitevi.

Sarah

venerdì 7 maggio 2010

Arrivederci Gian Carlo! - Significato di un blog

Gian Carlo, un caro saluto. La tua scelta è ben comprensibile, tanto giusta quanto sentita.

Il blog è un particolare diario, che a differenza del "vecchio" diario è scritto affinchè gli altri lo leggano. E' un bellissimo mezzo di comunicazione e strumento per fare nuove conoscenze, tanto più belle quanto più accomunate dalla stessa passione. Però, agli eccessi, può finire per condizionare molto la vita di una persona, soprattutto quella di un runner, viste le numerose corse settimanali, gli obiettivi, le riflessioni sui risultati... a raccontarsi tutto non se ne esce più!

Mi viene in mente un eccesso. Può portare ad un confronto continuo con gli altri, perchè si finisce per "rendere conto" a questi altri (oppure forse a se stessi?), altri che "vengono a controllarti" (oppure forse è un controllo fatto da noi su di noi?). Il confronto è positivo se non si esagera. Questo è il rischio che corrono le persone fondamentalmente oneste, direi anche autentiche, quelle che sono come appaiono, quelle che sono alla continua ricerca della conoscenza, della perfezione, che discutono e si mettono in discussione, che mirano al miglioramento continuo. Non c'è nulla di male, certo ogni tanto ci sta di staccare la spina, altrimenti diventa stress!

C'è anche un altro eccesso. Ci sono persone che hanno uno smodato bisogno di amplificazione mediatica della propria esistenza, che la realizzano con il medium virtuale, e che riescono anche a beneficiarne degli effetti nella vita reale. Sono quelle che usano il blog come strumento esageratamente autocelebrativo, sia quando le cose vanno bene che quando vanno male. Come un amplificatore settato a palla per lanciare l'idea di sè al mondo, per affermare l'identità che hanno deciso di avere e che senza lo strumento virtuale non avrebbero. Non c'è poi nulla di male neanche in questo, è un "avere bisogno degli altri" del nostro tempo, è umano, ma è una questione che parte da un problema che una persona ha con se stessa, con la propria vita.

Poi ci sono blog scritti per il piacere di dare. Un dare che può essere "informativo", ovvero trasmissione della conoscenza che può essere di utilità agli altri; oppure un dare "poetico", ovvero descrizione delle emozioni provate per regalarne la gioia a chi la può cogliere e per poterle riviverle. Quei post che danno piacere a scriverli e a rileggerli. Quando invece le emozioni sono di dolore, raccontandole ci si vuole sfogare. Forse si vuole anche un po' ricevere un messaggio di speranza, comprensione, conforto. Con mille sfumature, dipende dal carattere e dalla sensibilità di ogni singolo individuo.

E poi magari tutti questi aspetti sfumano e si mischiano in quel gran calderone che è l'animo umano nel suo navigare attraverso la vita.

Vai Gian Carlo, corri, la tua vita è tua, la tua corsa è tua, goditela, con te stesso o con i tuoi amici runners, sei LIBERO!

E libero anche di tornare a trovare i tuoi blog-polli virtuali, se lo vorrai. Tanto saranno sempre alle prese con le solite storie da umani podisti :-) Se avrò la fortuna di poter correre ancora le maratone, mi guarderò intorno alla ricerca di quelle inconfondibili sopracciglia, per una stretta di mano e un "buona corsa!", in real life.

Ti ringrazio per lo spunto di riflessione e la presa di coscienza,

Ciao,

Sarah