giovedì 26 giugno 2025
Trail del Centenario 2025
giovedì 22 maggio 2025
Vertical del Lago di Como 2025
Carate Urio, 18 maggio 2025
Il mio primo vertical. L’occasione per raccontare un’altra storia. Alziamo il livello di astrazione 😊
“Le sorelle del castello”
C’era una volta un castello, dove vivevano due sorelle che si chiamavano Kokóro e Yàma. Kokóro era piccola, seguiva solo il suo cuore e non voleva sentire ragioni, e per questo finiva spesso per farsi male. Yàma era grossa come una montagna, agiva sempre con ferma razionalità, e sentiva il dovere di proteggere la sorella affinché non si facesse male.
Le due sorelle non erano mai d’accordo, e litigavano spesso. Quando una voleva studiare, l’altra voleva cantare a squarciagola tutto quello che provava. Quando una aveva gli occhi che brillavano di fiducia, l’altra fiutava il pericolo.
In un buio giorno di inizio inverno, Kokóro corse giù per le scale del castello, piangendo, fino alle segrete più profonde. Yàma indossò l’armatura, impugnò la spada, e si mise a difesa del castello: nessuno poteva più passare. E disse: “Riposa, sorella. Ora lascia fare a me. Ti prometto che un giorno ti porterò sulla montagna, dove sarai libera di risplendere, e la tua luce spazzerà via coloro che portano l’ombra nel cuore”.
In un luminoso giorno di fine inverno, Yàma e Kokóro partirono per un lungo viaggio e iniziarono la salita alla montagna. Giunte alle porte del deserto, Yàma si fermò e disse: “Kokóro, ora tocca a te. Prosegui da sola. Sollevati in volo, e punta alla vetta”. Kokóro aprì le ali e si alzò in volo, falco del deserto. Volò sempre più in alto, fino alla vetta. Giunta sulla cima della montagna, Kokóro si guardò attorno. Vedeva solo bellezza, e provava solo amore. Le scese una lacrima. E disse: “Io sono Kokóro. Io sono l’amore puro, che nulla chiede in cambio. Chi ferisce me, ferisce l’essenza della Vita”. E dal pendio a valle, la voce della sorella le fece eco: “E io sono Yàma, la montagna posta a tua difesa”. Le due sorelle non litigavano più: avevano trovato il loro equilibrio, come le due sinuose parti di uno yin e yang.
Stanche per le loro fatiche, andarono a coricarsi. L’indomani, al sorgere del sole, Kokóro e Yàma non c’erano più. Una nuova entità si era formata dalla loro fusione: non era nè piccola, nè grossa, era grande. Era bella, statuaria, dallo sguardo fermo e fiero, imperturbabile. Se in un momento c’era amore, lo lasciava scorrere libero, apertamente, perché era giusto così. Se in un momento c’era sopruso, attaccava senza esitazione, irremovibile, perché era giusto così. Se in un momento c’era pericolo, lo attraversava con passo composto e impavido, con lo sguardo rivolto all’orizzonte oltre la nube, perché era giusto così. Era nata Fudōshin, e si incamminava verso l’inaspettato con equilibrio e con profondo ed imperturbabile spirito.
sabato 3 maggio 2025
Linzone Trail Lungo 2025
Dopo tanto tempo, ritorno a trovare il mio amico Abraham Linzon. Ma questa volta partecipando ad un evento che me lo fa esplorare in lungo e in largo per inediti sentieri. Linzone Trail Lungo (LTL): 29 Km, 1700mD+, 6 aprile 2025.
Percorso bellissimo. L’hanami dei ciliegi selvatici in fiore, accompagnato dal tambureggiare del picchio. E anche l’hanami dell’aglio orsino, sebbene il suo odore non mi piaccia molto. Più su i boschi di bianchi tronchi di betulle, dove abitano le fate e dove canta il luì piccolo. Più su l’erba e i primi crochi. E davanti c’è Abraham: oggi è bello, bellissimo, circondato dal cielo azzurro, viene voglia di abbracciarlo. E poi di rimanere lassù, ad osservare i monti lontani. La discesa per prati e poi boschi sempre diversi, con sentieri ben puliti e a tratti tracciati appositamente per la gara: complimenti all’organizzazione! Correre in questi boschi è bellissimo: non ci sente più “se stessi”, quanto piuttosto “dispersi” nella bellezza intorno. E questo mette tanta pace. Sensazioni così belle che invitano a partecipare ancora a questo tipo di eventi. Sicuramente la giornata splendida ha contribuito alla magia.
Per la cronaca: prima partecipazione ad un trail. Regolamento letto, materiale obbligatorio preso. Un po’ di preoccupazione, perché non so bene cosa mi aspetta. Alla partenza l’ambiente fa una buona impressione: gente semplice, pochi fronzoli. Obiettivo concludere entro il tempo limite di 6 ore: tempo finale 5 ore, bene. Sempre con i bastoncini, perché la montagna senza il 4x4 non è pensabile per me. In salita bene, sembra di sciare, con la differenza che le braccia spingono una per volta anziché insieme (il prossimo inverno prendo gli sci da alternato, voglio imparare anche quello). In discesa non so come si fa, devo imparare. Obiettivo concluderla senza storte alle caviglie (che non la gradiscono), tutto ok. L’episodio più divertente: durante la salita, un bimbo di pochi mesi che, scendendo trasportato nello zaino porta-bimbo, fa le pernacchie a tutti i corridori che incontra. E io inizio a ridere e non la smetto più.
Una gran bella esperienza che lascia la voglia di ritornare a correre per sentieri.
Grazie Abraham.
mercoledì 19 marzo 2025
La Festa del Papà
Oggi è la Festa del Papà. L'occasione per raccontare una storia.
C’era una volta, tanti anni fa, una ragazzina che andava a scuola. Durante l’ora di ginnastica, non era presenza gradita in squadra, perché non faceva i punti per vincere. Le veniva chiesto di eseguire un gesto, e su quello era valutata, ma non le veniva mai spiegato come il gesto andasse eseguito, e non le riusciva spontaneo, senza insegnamento. A qualcuno la cosa faceva ridere. La domenica mattina la ragazzina andava a correre alle “non competitive”, che oggi si chiamerebbero “manifestazioni ludico motorie” o semplicemente “tapasciate”. Che bello correre, come si stava bene correndo! Andava perché ci andava il suo papà, che si allenava per le maratone. Mentre la mamma scriveva la sua tesi di laurea in pedagogia sul “valore educativo” di quelle cose. Era un ambiente molto bello: tante persone felici, che correvano e ridevano, nessuno pretendeva niente da loro, ma ciascuno di loro aveva un obiettivo con sé stesso. Era un ambiente che accoglieva tutti, molto inclusivo. “Inclusione”: ci doveva proprio credere quel papà cardiologo che raccontava la prima volta alla maratona di New York di un paziente trapiantato di cuore, o la 100km del Passatore di un paziente infartuato. Ma i racconti che più facevano sognare la ragazzina erano le avventure sugli sci di fondo, in particolare quelle nel “Grande Nord”.
Raggiunta la maggiore
età, la ragazza si scrollò di dosso l’ignoranza del sistema scolastico e
divenne finalmente libera di godersi l’attività sportiva che le piaceva. Le
corse divennero lunghe pause solitarie nei boschi vicino casa, tra un esame
universitario e l’altro.
Diventata ormai giovane
donna, un giorno chiese al suo papà: “Ma secondo te ce la faccio a correre la
Maratona di Roma?”. “Certo!” fu la risposta. E tre mesi dopo, Roma fu. "Ma
secondo te adesso ce la faccio a correre una 50km?”. “Certo!”. E due mesi dopo,
50 fu. La giovane donna si era ormai innamorata di quelle lunghe distanze. Per
un po’ di tempo ebbe la fortuna di condividere avventure davvero piacevoli con
un gruppo di amiconi che avevano la stessa passione: “la Squadra”, da voler
bene a tutti. Poi, gli alti e bassi della vita, la salute che non sempre c’è.
Ma quell’amore aveva ormai trovato dimora nel suo cuore, e da lì continuava ad
ardere. Se non poteva essere corsa, allora diventava altro,
ma sempre con lo stesso spirito, quello dell’endurance. E divenne bici, nuoto,
sci di fondo, triathlon. La ricerca di nuove esperienze, il miglioramento
continuo, imparare dai propri errori, alzare l’asticella, sognare e vivere i
propri sogni. E godere di quel piacere che tutto questo dà. Partire per grandi
distanze in solitaria, che più sono lunghe fuori, più diventano profonde dentro.
Sono passati diversi anni.
Ora quella persona sogna tanto e parla poco, il più delle volte solo ad
obiettivo raggiunto. Ma questo semplicemente perché, prima di un grande
impegno, ha bisogno di raccogliere la massima fiducia in sé, e parole di
preoccupazione, anche quelle di un genitore, non ne deve sentire. Se oggi
quella persona si realizza e trova la felicità nel suo mondo sportivo, sa di
ringraziare il suo papà, e la fiducia che le ha dato.
martedì 11 marzo 2025
Engadin Skimarathon 2025
Nuova avventura “unsupported” sugli sci stretti: destinazione Svizzera per la Engadin Skimarathon, 42km dal passo del Maloja fino a S-Chanf, passando per St. Moritz, Pontresina, Samedan. L’occasione per vedere tutta l’Engadina in una volta sola. Evento internazionale, 14 mila atleti al via, organizzazione impeccabile (davvero complimenti agli Svizzeri). Atmosfera festosa, bella, bellissima: quando senti sorridere in tutte le lingue del mondo, e questo ti fa sentire a casa. Vedo attorno persone simili a me, che amano le stesse cose, e questo mi fa stare bene.
La partenza al Maloja ha
qualcosa di surreale: il sole sorge da dietro la montagna dissolvendo la nebbia
sul lago ghiacciato, sulle note di Vangelis - Conquest of Paradise. E gli atleti sulla linea di partenza vedono
davanti a sé proprio un bianco paradiso, che invita ad essere attraversato.
Il livello dei
partecipanti è alto, anche partendo nelle retrovie. Vedo donne danzare sugli
sci in quella pianura sconfinata: osservo loro perché, mentre il gesto degli
uomini è più basato sulla forza, quello delle donne è più basato
sull’equilibrio. Io mi sono allenata sulle Orobie, dove non ci sono pianure, e
qui ho tutto da imparare. Poi arrivano le salite. La prima, ripida, al km 13,
ha dell’incredibile: è il primo “imbuto” del percorso e mi obbliga ad un’attesa
di oltre 30 minuti perché le guardie fanno salire gli atleti in fila indiana.
Mi viene un freddo ad aspettare lì ferma così… Fortuna che poi è salita, e mi
scaldo. Le salite sono tutte pattinabili per me, ma evidentemente alla gente
qui non piacciono, perché le affronta camminando. Mi faccio strada zigzagando. La
neve è difficile, primaverile: a tratti sembra zucchero, a tratti sembra una
granita bagnata. Terminato il saliscendi nei boschi tra St. Moritz e
Pontresina, al km 21, si riprende la grande pianura bianca. A questo punto il
mio gesto trova una sua sintesi di gravità e spinta (equilibrio e forza) per
“volare” nel bianco fino al traguardo. È tutto così bello, bellissimo, che
anche i miei pensieri sono belli, bellissimi. Davanti al vasto bianco,
sovrastato di azzurro, non posso fare altro che ringraziare quell’infinito che
dà a me, piccolo puntino, la possibilità di realizzarsi ed essere felice. I
chilometri scorrono davvero veloci. Arrivano gli ultimi cartelli: 4 km al
traguardo, 3 km al traguardo. A questo punto mi succede una cosa particolare: non
voglio che finisca, mi viene da piangere, non voglio lasciare il grande bianco,
voglio restare lì. Ho trascorso un inverno piuttosto difficile, e il bianco mi
ha accompagnato, portandomi pace, non voglio andare via. Ma è giusto così,
perché l’inverno volge al termine e la primavera sta per iniziare. Finish line,
medaglia, rientro. Stanchezza, forse più emotiva che fisica.
Che possa custodire
dentro di me la pace del bianco, mentre volgo lo sguardo all’orizzonte,
nell’attesa dei colori che verranno.
Grazie Engadina.
giovedì 6 febbraio 2025
Granfondo Dobbiaco-Cortina 2025
Le cose belle, è
bello condividerle. L’amore che provo per la mia attività sportiva, specchio di
vita e di crescita, io avrei voluto condividerlo. Ma se manifesto la gioia e la
realizzazione che mi dà, do fastidio. Anche se sono tra gli ultimi degli
amatori. Mi dispiace. Ma io seguo il mio Dō, come direbbero gli occhi a
mandorla. Se un giorno incontrerò sul mio cammino qualcuno che vorrà
condividere allo stesso modo, ossia di cuore, sarà un piacere. Altrimenti, va
bene lo stesso. Senza rancore, davvero.
Trasferta in
solitaria sulle Dolomiti, modalità UNSUPPORTED. Vado a riprendere la fiducia in
me, dopo i recenti acciacchi fisici e i segni che hanno lasciato. Nonostante
tutto, ne esco più forte. Vado a trovare YUKI, un suono giapponese che assume
significati diversi a seconda di come viene scritto: NEVE, DIREZIONE, CORAGGIO,
FELICITA’.
GRANFONDO
DOBBIACO-CORTINA, 2 febbraio 2025: 31 km sci di fondo, tecnica libera. I motori
sono accesi, tutti e due questa volta: la benzina per spingere da Dobbiaco fino
al Passo, il diesel per planare come un rapace su Cortina. La traversata delle
Tre Cime non prevede alcun rifornimento, si fa tutta d’un fiato. Conoscevo il
percorso al contrario, nella sua veste estiva, per aver corso un paio di volte
la Cortina-Dobbiaco Run. Ma la Granfondo Dobbiaco-Cortina, nella sua veste
invernale, è ancora più bella.
Io sono
un’atleta.
sabato 29 giugno 2024
CHALLENGE Kaiserwinkl-Walchsee, 23 giugno 2024
sabato 27 aprile 2024
On the road again: 50 km di Romagna
lunedì 23 ottobre 2023
Il primo pettorale
Perché non approfittare dell’ultimo week-end dal clima estivo di questo strano ottobre per una gita con tutta la family all’Ecomaratona del Chianti? È l’occasione giusta per far indossare ai bimbi il loro primo pettorale (e, per la sottoscritta, per fare una bella corsa sulle colline senesi). Tutto il contesto deve incuriosire i bimbi, senza creare ansie da risultato. Quindi si va in una campagna lontana, dove ci sono i castelli dei cavalieri e le antiche dimore, i parchi con le piscine e le colline a perdita d’occhio. Dove l’aria è buona e si mangia bene. La “gara” è una manifestazione non competitiva, in cui vincono tutti quelli che arrivano al traguardo, ma perdono quelli che si fermano prima. Il premio per chi arriva fino alla fine è pane e Nutella. Si parte tutti insieme mano nella mano, in un fiume di gente allegra e serena che sembra una festa. Poi la mamma va per correre i suoi 20 km, mentre i bimbi restano con il papà per i loro 6 km. Obiettivo ritrovarsi un paio d’ore dopo all’arrivo. E così è. Bimbo-grande avrebbe voluto camminare più spedito, ma bimbo-piccolo doveva fare mille soste per altrettante cose curiose, e per raccogliere i fiorellini da regalare alla mamma. Grazie al papà per aver supportato & sopportato i due boys per tutta la camminata. Due giorni belli e intensi. Spero che i bimbi conservino un bel ricordo del loro primo pettorale: perché indossare un pettorale è vivere un’avventura, molto più che “fare una gara”.
giovedì 6 luglio 2023
CHALLENGE Kaiserwinkl-Walchsee, 2 luglio 2023
È successo
che… Pensavo che non mi
sarei più iscritta a eventi di questo tipo. Invece poi è successo che…
l’allenamento è un’abitudine, la sveglia suona sempre alle 6, o per andare al
lavoro o per allenarsi, e un’oretta per me la voglio trovare, quasi ogni
giorno. E poi è successo che… trovo sul mercatino dell’usato una (bellissima)
Bianchi in carbonio taglia 47, e quando mi ricapita… Fatto sta che decido di
provarci ancora. Destinazione scelta in funzione della gestione familiare: con
bimbi al seguito per far loro vivere una nuova esperienza, quindi quando le
scuole sono finite, dove il viaggio è il più breve possibile, e dove tutta la #family
può stare bene. Risultato: Walchsee, Tirolo austriaco, inizio luglio.
In forse fino all’ultimo. Le due settimane prima della partenza sono un’incognita. Prima la febbre di #bimbodue, ma forse è solo una reazione al vaccino della settimana prima… Poi il febbrone di #bimbouno, una settimana di influenza condita con streptococco. Poi passano qualcosa a me, che trascorro la settimana della gara con mal di orecchie e mal di gola. Ma siamo in miglioramento e il venerdì decidiamo di partire. Il sabato mattina io e #bimbodue ci alterniamo in bagno, ultimi strascichi dei virus “padani”. Pomeriggio in miglioramento, quindi porto comunque la bici in zona cambio: se partire o no la domenica mattina, lo decido in base a come passo la notte.
Guardando intorno. A differenza di altre gare, qui la maggior parte degli atleti è della zona. Molto giovani, molto magri. Piuttosto essenziali e “spartani”, rispetto a quelli che si trovano in altre gare in cui l’expo sembra la passerella delle vanità. Questi sono forti, tutta sostanza e zero fronzoli. Qui il livello è più alto. Riuscirò a stare nei cancelli?
Vabbè, partiamo. Domenica mattina. Come previsto piove e la temperatura è di 15 gradi. Porto sacche e termos in zona cambio e rientro in hotel per mettere la muta. Tra l’altro, bellissimo “family hotel” sul lago, esattamente a metà strada tra la partenza del nuoto e la zona cambio. Indossare la muta in camera e non “per terra” è un plus notevole! Affollamento di atleti sul piccolo prato del lungolago, che lascia i bimbi un po’ spaesati. #bimbouno vede la mamma “in ansia”. Eh già, ha capito. #marito mi invita a entrare in griglia e non partire per ultima… ok... Poca voglia di partire, come sempre. Un saluto a tutti e si va verso l’acqua.
La gara. La temperatura dell’acqua è piacevole, anche l’odore leggero di questo lago verde chiaro. Mi sento stanca, nuoto ma non sento le braccia fare forza nell’acqua. È un rolling start ma molto ravvicinato, quindi si nuota in gruppo, e mi dà fastidio la presenza di altri vicino, soprattutto quando ci sono “contatti”. Che esagerata, si vede che sono troppo abituata a stare da sola. Comunque, il nuoto procede tranquillo. Finalmente verso l’ultima parte di percorso anche le braccia “si svegliano” e iniziano a spingere. Quando si esce dall’acqua fa freddo, per me molto freddo. Tremo come una foglia e mi battono i denti. Mi trovo un angolino nella tenda e resto lì, cambiandomi, asciugandomi e bevendo acqua calda dal mio termos, fino a che non smetto di tremare e sono in grado di tenere la bici. Ormai mi conosco, le brutte esperienze in allenamento insegnano: fondamentale per me è non disperdere calore, quindi maglia wind stop, manicotti, e soprattutto gambali. Ho caratteristiche di metabolismo e circolazione diverse da quelle degli altri, punto. Parto in bici e devo percorrere due giri. I primi 30 km non passano più: mi sento stanca, piove, sull’asfalto bagnato ho sempre timore, e iniziano ad arrivare da dietro oggetti velocissimi e molto rumorosi, che si rivelano essere le bici da crono con ruota lenticolare posteriore degli atleti che stanno percorrendo il secondo giro. Che casino, sembra di essere sorpassati da un mezzo a motore! La solita esagerata, troppo abituata a usare i rulli o uscire da sola alle 5:30 del mattino. Dal km 30 al 40 comincio a stare meglio, a sentirmi meno stanca. E quando inizia il secondo giro mi sento finalmente bene e libera: l’asfalto inizia ad asciugare e da dietro non arriva più nessuno a rompere… il silenzio! La strada chiusa al traffico è tutta per me, top! Le gambe iniziano a spingere sui pedali. Non conosco i tempi parziali dei due singoli giri, ma di sicuro il secondo è più veloce del primo, oltre che finalmente goduto. Solo qualche fitta alle orecchie nel tratto finale, che dà l’ingannevole e ormai nota sensazione che la bici stia sbandando, anche se non è così. La bici è comodissima, il percorso è un continuo saliscendi nel verde, con diversi tratti su stradine strette in mezzo ai pascoli, con le mucche che ti guardano a pochi metri. In salita no problem, in discesa sono una pippa, lo so, ho paura e freno, e non so fare le curve, ma chissenefrega, arrivo in zona cambio intera e soddisfatta. La temperatura è salita, ci saranno circa 20 gradi; quindi, vestiti freschi e asciutti e si inizia a correre. La corsa è sempre la frazione più tranquilla: si innesca il pilota automatico e via. Il percorso prevede 4 giri del lago ed è molto bello e piacevole, immerso nel verde, un po’ asfalto e un po’ (apprezzatissimo) sterrato, con magnifica vista sui monti intorno. Correre qui è tutta salute, e penso che questo percorso sarebbe perfetto anche per i bimbi in bicicletta. Caloroso tifo delle persone lungo il percorso: solo dove parlano tedesco i tifosi restano ad incitare anche gli ultimi! Molto apprezzato. Ecco il traguardo, ed ecco anche la #family al completo che mi aspetta! Finisher. Tempo finale 7h27’, molto bene per me, pensavo di più. Non dovrei più iscrivermi a questi tipo di gare... questo è uno sport per giovani, oppure per gente forte: giovane non lo sono più, forte non lo sono stata mai… Però dà occasioni di viaggiare scoprendo posti bellissimi che altrimenti non conoscerei…
La vacanza. La gara è anche l’occasione per far trascorrere alla #family un fine settimana in montagna, in un posto dove non parlano italiano, e dove non mangiano la pasta! I bimbi sono molto incuriositi da questa avventura. Per fortuna che qui cucinano una “carnina gialla” buonissima (leggasi: schnitzel). L’hotel offre tantissimi servizi: grande appartamento con camera matrimoniale, soggiorno con divano letto per i bambini, cucina completa di tutto (pure microonde e lavastoviglie!); grande parco con tanti giochi per i bambini (altalene, scivolo, scivolo a tunner, salterello gigante, campo da volley e campo da basket); piscina esterna riscaldata, piscine interne grande e piccola per i baby ospiti, sauna, palestra, sala giochi. Una famiglia con bambini qui può stare davvero benissimo, anche quando piove - come la mattina della gara, quando #marito, #bimbouno e #bimbodue trascorrono due piacevoli ore nella calda piscina tutta per loro. E tutto compreso. Non ho mai trovato alloggi di questo tipo in Italia (a prezzi ragionevoli intendo…): solitamente nel nostro Paese la famiglia con bambini è quasi “un fastidio” per l’offerta turistica, qui invece è la benvenuta. E qui capita di vedere per le stradine di campagna genitori in bicicletta con baby ciclisti su bici senza pedali che seguono allegramente. Anche l’offerta fuori dall’hotel è molto ricca: dalle classiche passeggiate per sentieri, all’esplorazione in barca del lago (sia #bimbouno che #bimbodue al timone!), al minigolf. Il tutto immerso nel verde di prati e boschi. Ci piace proprio questo posto, ci invoglia a tornare. Anche l’offerta alimentare al supermercato è molto buona: carne, pane, frutta, verdura, tutto di ottima qualità e a prezzi ragionevoli. Possibile che in Tirolo le ciliegie costano meno che in Lombardia? Sulla qualità della carne, probabilmente oltralpe gli animali respirano meglio di quelli “padani”. È ora di tornare a casa, tra le proteste di #bimbouno e #bimbodue che vogliono restare qui. Walchsee ci piace, magari ci torniamo ancora. Località consigliata: sia ai triatleti che vogliono fare una gara immersa nel verde, sia alle famiglie con bambini che vogliono fare una vacanza in montagna.