Era dal novembre del 2009 che non indossavo un pettorale FIDAL: era da due anni che non partecipavo ad una gara di corsa. Poi un 2010 di infortunio, senza corsa, e un 2011 di lenta ripresa grazie alle altre attività sportive che mi hanno permesso di realizzare una bella stagione di triathlon. Ora è il momento di tornare a correre, e quale migliore occasione della Mezza Maratona della mia città. Anche se le gambe erano ancora stanche dall’olimpico della domenica precedente, nonostante la settimana di riposo: non potevo mancare!
Una mezza per le vie cittadine per l’occasione chiuse al traffico. Il clima ancora molto caldo per correre: mi sono fermata e innaffiata a tutti i ristori, a cominciare dalle spugne del secondo chilometro... La cosa più bella di questa gara è stato esserci, e ritrovare sul percorso tantissimi amici del mondo running. La carrozzeria ha retto bene: un po’ di generale mal di gambe, non più abituate a stare tanto tempo sul duro asfalto, ma per il resto tutto ok. Si può provare ad allungare la distanza, per ora senza pretese di tempo. Saluti Blogtrotters, alla prossima!
Alla vigilia del mio secondo triathlon su distanza olimpica, una meritata visita alla città di Ferrara: gioiello del Rinascimento, bella e tranquilla, con i suoi rossi mattoncini e le sue biciclette. Il Duomo, il Castello degli Estensi, il monumento a Girolamo Savonarola con il suo messaggio quanto mai attuale, il Palazzo dei Diamanti. La visita prosegue poi nelle campagne del Delta del Po: vasto e silenzioso paesaggio agricolo che si estende a perdita d’occhio e che induce alla calma. Alla sera l’arrivo nell’antica Locanda, con la sua deliziosa cucina e tutti quegli oggetti strani, a ricordo di un tempo che fu, e che ancora oggi è.
Numerosi gli atleti raccolti sulla spiaggia del Lido delle Nazioni per l’edizione 2011 dell’Irondelta, triathlon su distanza olimpica. Si alza un forte vento, segno che il tempo reggerà solo per qualche ora. Prima la partenza degli uomini, dopo un quarto d’ora quella della donne.
Prima frazione – 1500 m nuoto. Al fischio si corre in acqua e ci si lancia in mezzo agli spruzzi, come tanti cani eccitati per un gioco “allo stato brado”. Senza muta, con la temperatura dell’acqua del mare di fine estate non serve. Il percorso è impegnativo: prima ci si sposta un poco verso il largo, poi si segue una linea retta parallela alla spiaggia lunga più di un km, poi si torna sulla spiaggia in un punto diverso dalla partenza. Il tratto più lungo è tutto contro corrente: non è una corrente profonda, la superficie dell’acqua è spostata dal vento. Non riesco a tenere una direzione: la corrente mi sposta indietro e al largo, lontano dalle boe. Nell’ultimo tratto strani esseri marrognoli, spugnosi e viscidi, mi accarezzano le braccia e le gambe: meglio non pensare e andare avanti! A grande fatica esco dall’acqua e termino la frazione: non finiva più!
Seconda frazione – 40 km bici. In zona cambio si scambiano due chiacchiere nel gruppetto di donne che come me ha faticato parecchio per uscire dal mare. Un breve ristoro e si parte per la seconda frazione: due giri da 20 km nelle campagne del Delta. Un percorso interamente chiuso al traffico: fantastico, posso pedalare sulla strada senza preoccuparmi delle auto, gran bella organizzazione per questa gara! Il vento non esita a farsi sentire: le raffiche laterali mi fanno tenere stratta la mia Lady sull’asfalto irregolare. In alcuni tratti sento il vento dietro, che alleggerisce la pedalata. Nel lungo rettilineo di ritorno il vento è contrario e le gambe fanno una gran fatica a spingere sui pedali. Nella media tengo più o meno i 30 km/h, per me va benissimo così.
Terza frazione – 10 km corsa. Un altro breve ristoro in zona cambio e si comincia a correre. Finalmente! Che piacevole senso di liberazione, sentire solo il leggero picchiettio dei piedi sull’asfalto, sotto le morbide Kinvara. Mi rilasso, adesso so che posso arrivare alla fine trotterellando sull’anello di percorso da ripetere 4 volte. Incrocio volti segnati dalla fatica e respiri in affanno. Io procedo tranquilla: le mie gambe hanno deciso il loro passettino e quello è, così mi resta pure il fiato per scherzare con lo speaker e con il caloroso pubblico, davvero unico per la sua partecipazione. Il cielo è diventato grigio e in breve si scatena un forte acquazzone: sembra di essere sotto la doccia, in certi tratti non riesco a tenere gli occhi aperti, ma è divertentissimo! Le scarpe inzuppate si fanno ancora più morbide per i due giri che restano. Finalmente il traguardo: finisher al mio secondo triathlon olimpico!
Meritato ristoro: ma quanto è buona la vera piadina romagnola! Uno sguardo ai tempi impiegati, dato che in gara non porto l’orologio: nuoto e bici come mi aspettavo, una sorpresa invece la corsa, dove pensavo di avere un ritmo molto più tranquillo. Di seguito le cartoline del bellissimo fine settimana trascorso insieme a lui, grande sostegno nelle mie “imprese” e abile fotografo nel cogliere “gli attimi”. Si chiude così, con grande soddisfazione, la mia prima stagione di triathlon: uno sprint e due olimpici. Per il Geco, ora è giunto il momento di tornare a correre. Arrivederci Blogtrotters, alla prossima!
La montagna protagonista del mese d’agosto: un po’ perché è il periodo ideale per le escursioni estive, un po’ perché rappresenta una sana via di temporanea fuga da questo mondo in caduta libera. Bellissime escursioni sulle Orobie bergamasche e prove di corsa in montagna: ecco qualche cartolina dalle uscite più belle! Segue il diario d’agosto, con un deciso rientro alla corsa in una 21 km “come ai vecchi tempi”. Alla prossima by Sarah
Sì, “C’ero anch’io” alla corsa non competitiva che porta questo nome e che si svolge tutti gli anni a fine luglio a Ranzanico, piccolo paese che dalle montagne della bergamasca Val Cavallina si specchia nel Lago d’Endine. Bellissimi posti vicino a casa che non avevo mai esplorato come solo i percorsi delle non competitive sanno fare. Decisa a conoscerli per bene e registrando il tutto con il gps per tenerne traccia, ho fatto il percorso dei 22 km, consapevole che sarebbero stati molto duri e non curante né del fatto che ci fossero sky-runners che li prendevano come allenamento, né che l’ultima 20 km, pure pianeggiante, l’avevo corsa lo scorso novembre, e da allora solo brevi corsette di al massimo un’oretta. Volendo ritrovare il piacere nella corsa, solo una lunga uscita esplorativa su e giù per i monti poteva solleticarmi la curiosità e farmi ritrovare la voglia. Ed è stata pure utile per testare se ora la carrozzeria regge. Percorso molto duro e molto bello, i dettagli nell’immagine del Garmin Connect. Impagabile la vista del lago dalla cima più alta. La carrozzeria ha retto bene, anche se ha preferito le salite, sebbene durissime, e non ha gradito per nulla le discese. In altre parole: buono l’allenamento muscolare concentrico ottenuto con la bici, ma ho sentito la mancanza dell’allenamento muscolare eccentrico tipico del gesto della corsa. Ora aspetto che passi il DOMS. Un saluto ai Blogtrotters, alla prossima!
Nuovo allenamento per la multidisciplina, questa volta sulle due ruote: la Fabio Casartelli, gara di medio fondo sulle colline del triangolo lariano. Manifestazione tranquilla: sarà per la sua partenza alla francese, che significa libera in una fascia oraria prestabilita, sarà perché non prevede una classifica d’arrivo, ma i gruppi di ciclisti che vi hanno preso parte sembravano pronti per una pedalata in compagnia su un percorso da gustare, piuttosto che per una gara. Mi sono iscritta al percorso corto, 58 km senza salite famose come Ghisallo o Sormano per i percorsi medio e lungo: l’obiettivo era per me riuscire a stare al passo dei ciclisti su una distanza funzionale alla multidisciplina. Appena partita ero come sempre un po’ titubante in sella alla mia Lady, con le gambe che sarebbero andate di più di quanto il timore della strada mi frenava in quel momento: auto, rotonde, incroci, semafori, marciapiedi, gallerie... Un grazie all’organizzazione che ha ben presidiato i punti più critici. Poi le colline meno trafficate e l’obiettivo di non staccarsi da qualche gruppetto di ciclisti hanno sbloccato un po’ di tensione: perdevo posizioni in discesa, sebbene mi lanciassi fino ai 40 km/h, poi ne riprendevo alcune nei tratti pianeggianti o in salita. Il percorso era mosso, un saliscendi con continue variazioni, molto bello; la giornata limpida rendeva spettacolari i riflessi dei laghi e la vista delle montagne sopra Lecco. La salita più impegnativa (da Onno a Valbrona per chi è della zona) era un 6% di 5 km. È stata un’esperienza positiva, con un risultato migliore rispetto alla prima gran fondo a cui ho partecipato lo scorso marzo. Un’ultima nota: non sapevo chi fosse Fabio Casartelli, e allora ho chiesto a Wikipedia… Sono contenta di aver partecipato alla gara in suo ricordo.
Ebbene sì, esistono anche le gare di nuoto! Dopo aver conosciuto i podisti, i triatleti e i ciclisti, avevo la curiosità di conoscere anche i nuotatori e mi sono iscritta come amatore alla gara di nuoto “Trofeo Lago Montorfano”, del circuito Principe dei Laghi 2011. La gara prevedeva per gli amatori un percorso di 1,5 km, ovvero il giro del lago, mentre per i tesserati FIN un percorso di 3 km, cioè due giri come il precedente. Prima la partenza dei tesserati, un piccolo gruppetto di nuotatori agonisti. Terminata la loro prova, ecco al via gli amatori: un folto gruppo, almeno un centinaio di persone, nel quale si potevano riconoscere molti triatleti venuti come me per un allenamento in lago. In questo tipo di gare è obbligatorio indossare una boa legata in vita, con scritto il numero del concorrente. La mia partenza è stata come sempre prudente, nelle retrovie, seguita poi da una bella nuotata in progressione che mi ha fatto recuperare diverse posizioni. Il percorso era a triangolo: questo significa che ciascuno dei tre lati è lungo, e che la boa da raggiungere appare come un piccolo puntino giallo lontano, che si fa quasi fatica a vedere! Ho concluso bene la prova e sono stata contentissima! All’uscita dall’acqua avevo pure male alle braccia… hanno lavorato! Tempo impiegato… non porto l’orologio, aspetto le classifiche! L’ambiente dei nuotatori mi è piaciuto: gente tranquilla, mi sembrava di essere tra i podisti delle non competitive, esperienza che si può ripetere! Mille mila grazie a lui, sempre presente nelle mie grandi piccole imprese e autore delle bellissime fotografie ricordo! Alla prossima!
Alla vigilia del mio primo triathlon su distanza olimpica la situazione non è delle migliori, con una decina di giorni senza allenamento a causa di una brutta enterite prima e di una fastidiosa sinusite con raffreddore e mal di gola poi. Il verdetto del venerdì dice antibiotici, il sabato la gola migliora, ma il resto rimane così così: ok, andiamo e proviamo. Fatico a realizzare che l’indomani ho una gara: sarà la stanchezza, ma non ho nemmeno le energie da spendere per la tensione pre-gara. Ivrea è una bella cittadina, la verde campagna del Canavese è meravigliosa. Dev’essere bello pedalare e correre da queste parti. L’alloggio nella villa del Primo Novecento è fantastico: ampi e bellissimi ambienti, arredati con gusto, per una cenetta tranquilla e una notte di riposo. Qualche difficoltà a respirare, ma il mio compagno previdente mi ha preso lo spray di Rinazina: qualche spruzzata, finalmente respiro e mi addormento. La mattina mi sento meglio: dai, ci proviamo.
Circa 400 atleti per la prima edizione del Sirio Tri Race, triathlon su distanza olimpica con frazione di nuoto nel lago Sirio. Lo scenario attorno è bellissimo, la giornata si preannuncia soleggiata e calda. Gli organizzatori annunciano che nella prima batteria partiranno atleti elite e donne e nella seconda batteria gli uomini age group. Mi preoccupa un po’ quell’orda che arriverà in acqua alle spalle, ma non c’è più tempo per pensare, è ora di partire.
Prima frazione - 1500 metri nuoto. L’impatto con l’acqua del lago è molto piacevole: non ha quel classico odore dell’acqua di lago, ha un profumo leggero, è chiara, per questo il lago Sirio è considerato il più pulito d’Italia. La frazione prevede il giro del lago. Punto la prima boa gialla e riesco e tenere la traiettoria diritta, raggiungo un paio di donne e procedo vicino a loro, vedere un’ombra umana nell’acqua è comunque una compagnia. Alle boe successive arrivo un po’ larga e cerco di aggiustare la traiettoria stringendo un po’ il giro. Da dietro cominciano ad arrivare gli age group: non voglio trovarmi in una tonnara e mi sposto di nuovo all’esterno. I nuotatori davvero forti passano vicino senza sfiorare, come delle anguille. Quelli meno bravi danno qualche manata: appena mi sento toccare i piedi scalcio più forte, in modo da far capire che “qui ci sono io”, così si spostano a lato. Arrivo nel gruppo fino alla piattaforma di uscita, dove gli organizzatori ci danno una mano a salire: gentilissimi, grazie! Mi dirigo alla zona cambio con fastidiosi capogiri: sarà la sinusite, ma meglio muoversi con calma. La scorta di fazzoletti, un primo ristoro, e si può partire in bici. I corridoi della zona cambio sono molto stretti e affollati, per uscire prendo in braccio la mia Lady e la porto fuori scavalcando le rastrelliere, attenta a non scivolare con le scarpette da bici.
Seconda frazione - 42 km bici. Bentrovata Lady! Già alle prime pedalate, le prime difficoltà: un discesa sul pavè. Scendo piano, la mia Lady trema tutta, fatico a tenerla e mi fanno male le mani. Finalmente l’asfalto. Nei primi km di pianura recupero un paio di posizioni: oggi le gambe girano bene, da subito, sarà per il lungo riposo forzato! Mentre alla scorsa gara riuscivo a tenere i 30 km/h solo in scia, oggi pedalo a 32 km/h da sola, senza particolare fatica. Le campagne del Canavese sono bellissime e le strade chiuse al traffico permettono di gustarsi appieno la pedalata. Verso metà percorso una salita di circa 4 km al 10%, impegnativa. Poi la discesa, affrontata a 30 km/h, che per me significa “lanciata”, data la paura che mi fa! Il bello viene dopo, su un tratto pianeggiante dove riesco a lanciare la mia Lady fino ai 42 km/h, divertendomi come un bambino e recuperando qualche posizione persa in discesa. I saliscendi nei piccoli paesi sono molto piacevoli, anche per il caloroso tifo degli abitanti dei piccoli borghi. I km scorrono veloci ed eccomi di nuovo in zona cambio. Chiedo gentilmente permesso tra le rastrelliere, ma il passaggio tra le bici si fa troppo stretto e prendo di nuovo in braccio la mia Lady per portarla al suo posto. Nuova scorta di fazzoletti, un secondo ristoro e via, pronti per la frazione di corsa.
Terza frazione - 10 km corsa. Ecco perché in bici si stava bene e non si sentiva nemmeno l’aria… Che caldo! Il sole è nel suo punto più alto, dev’essere mezzogiorno. All’impatto con il terreno le gambe sono un po’ stanche , fortuna che ai piedi ho le Kinvara, morbidelle e rimbalzine! Il percorso non ha un metro piatto, è tutto un nervoso saliscendi. Sento il caldo, la stanchezza, poi penso agli amici runners che nello stesso momento stanno affrontando gli ultimi 17 km di salita all’Abetone: stringere i denti ed andare avanti. Il ricordo di quei momenti di crisi vissuti nella ultra, quando ci si trova faccia a faccia con la sofferenza, è di grande aiuto nella gestione di questi momenti. Mi accorgo che, senza saperlo, ho ingranato quello stesso passettino che avevo nelle lunghissime distanze: più lento trotterellare che correre, ma ho la certezza che questo mi porterà fino al traguardo. Sorpasso alcuni uomini, grandi e grossi, alti, con le spalle larghe, che camminano: capisco che questa è una frazione di testa, non di muscoli. Sento i brividi nella schiena, oltre a qualche capogiro: questi sono gli scherzi del caldo, procedo a zig zag ricercando ogni minima ombra sulla strada, ai ristori bevo molto e mi bagno la testa, il collo, i polsi. Apprezzo l’organizzazione della gara: i volontari sono a tutti gli incroci per indicare la strada, con parole di incitamento a cui rispondo ringraziando. Ecco l’ingresso al centro storico, finalmente in ombra! Le gambe sentono aria di arrivo e aumentano il ritmo, superando altri atleti in crisi che camminano. L’ultima curva, ed ecco il traguardo! Finisher al mio primo triathlon olimpico! Me lo merito: oggi sono stata brava, non era per nulla facile. Il tempo finale non lo so, non porto l’orologio, a cosa mi servirebbe? Aspetto le classifiche.
L’abbraccio al mio compagno, che ringrazio per tutto il sostegno e l’aiuto nel realizzare le mie piccole grandi imprese, oltre che per le bellissime fotografie a ricordo di questa bella avventura. Squisito pranzo a base di pesce al ristorante sul lungolago, oggi più che meritato.
Il giorno dopo. La risposta del fisico è positiva. Le gambe stanno molto bene, sono sorpresa. Mi fanno male le braccia: sarà per il nuoto o piuttosto per tenere le redini della bici sul pavè. Sento una generale stanchezza. Il raffreddoraccio c’è ancora, ma ora ha tutto il tempo per guarire: per le prossime due settimane riposo assoluto, compreso qualche giorno di vacanza al mare. Il Geco è stanco e vuole riposare: vi saluta scodinzolando e vi lascia le fotografie della gara e la tabellina di giugno. Arrivederci al mese prossimo!
Una domenica diversa, un’esperienza curiosa e piacevole: con lui alla festa di fine anno della sua squadra di pallavolo. Un tantino di imbarazzo iniziale, nello stringere la mano a ragazzoni di almeno un metro e ottanta… Mi sembravano quasi tutti uguali: alti alti, spallati ma non troppo, gambine secche secche…
Durante il prelibato pranzo i loro discorsi mi incuriosivano. Abituata ai momenti conviviali con la squadra di atletica, o quella di triathlon, ho sempre sentito raccontare dei propri traguardi raggiunti e dei prossimi obiettivi: “Quest’anno ho fatto… sono andato… L’anno prossimo voglio fare… parteciperò a…”. Mi è sempre piaciuto ascoltare queste storie. Questa volta invece i discorsi erano diversi: “Abbiamo fatto… Ci siamo classificati… L’anno prossimo prendiamo in squadra… chiediamo a… Iscriviamoci a quel torneo… ci serve…”. Un gruppo di amici con tanta voglia di giocare insieme. Nessuno stonava al di sopra degli altri: “Altrimenti perdiamo!”. Raccontando in poche parole la mia esperienza sportiva, mi sono trovata di fronte a sguardi perplessi: “Praticamente, una continua sfida ai propri limiti?” Beh, sì, è questo il gioco! Due modi diversi di vivere lo sport: un gioco di squadra o una questione individuale, la condivisione di un obiettivo comune, vissuta con allegra complicità, o la perenne ricerca di se stessi, rispecchiata nella fatica dei traguardi raggiunti.
Beh, sì, la mia è una questione individuale… E andrò volentieri a vedere le loro partite! Già che ci sono,ecco il resoconto delle attività di maggio. Saluti Blogtrotters, alla prossima!
Un caloroso benvenuto a tutti gli amici che vorranno condividere su questo mio blog la comune passione per lo sport di resistenza: corsa, bici, nuoto, sci di fondo, triathlon e winter triathlon...
...non parlerò, non penserò più a nulla: ma l'amore infinito mi salirà nell'anima, e me ne andrò lontano, molto lontano...
I nostri chilometri sono come i baci di Catullo...
Da mi mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum. Dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus invidere possit, cum tantum sciat esse