giovedì 22 luglio 2010

Bioingegneria della corsa: Biomeccanica dell'appoggio e scarpe da running


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16 commenti:

  1. Documento interessante che inquadra bene il problema degli infortuni, ma solo parzialmente, perchè trascura una componente fondamentale che è l'allenamento e i carichi di lavoro.
    Sono convinto che per atleti estremamente efficienti e con buona elasticità articolare il problema non si pone: possono correre con (quasi) qualsiasi paia di scarpe senza problemi. Mentre altri con scarsa efficienza biomeccanica sono costretti a fare i conti con continui infortuni e per loro diventa molto più importante la scelta della scarpa, ma soprattutto il dosaggio dei giusti carichi di lavoro e la gradualità nell'allenamento.
    Certo aiuta nella prevenzione degli infortuni il potenziamento muscolare, esercizi di tecnica di corsa e stretching, ma credo che sia fondamentale un approccio alla corsa graduale e fatto con criterio. In mancanza di questo, tutte le altre considerazioni sono semplici palliativi, che fanno da contorno ad un problema di fondo dalla portata decisamente superiore.
    Mic

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  2. Veramente molto interessante...Nella mia tesi di laurea mi occuperò proprio di cammino e attivazione agonisti-antagonisti. Sei un pozzo di sapere, decisamente...

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  3. @ Mic: certamente, Mic. Qui la domanda è un altra: il mercato di massa globale (quello che vende le scarpe a quella folta massa di runners mediocri o scarsi che alimentano il businness del running spendendo in calzature e viaggi in giro per il mondo in maratone) ha agito anche nell'interesse della salute dei runners? Oppure siamo di fronte ad una grande presa in giro dalla calzata comoda e supertecnologica, il cui fine è unicamente il businness del mercato running, a braccetto con il businness del mercato degli infortuni (che sappiamo quanto costano in euro agli appassionati amatori)? Perchè, dopo la rincorsa supertecnologica, segnali di ritorno alla semplicità? Esiste al mondo un movimento di runners amatori che nella vita svolgono un'altra professione ma che si pongono queste domande e cercano di trovarne le risposte con i semplici mezzi che hanno a disposizione: studiando e provando su se stessi. Per la loro libertà di pensiero e per il loro impegno meritano di essere tenuti in considerazione.

    @ Anna la Maratoneta: Anna, restiamo in contatto! Quando ho possibilità di imparare, per me è sempre un piacere! Ti servisse qualcosa, es. bioingegneri che fanno gait analysis, fammi sapere!
    PS: cosa dici, prima o poi imparerò anche a correre senza farmi male, vero? ;-)))

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  4. Di sicuro il consumismo la fa da padrone. Con le aziende sportive che vendono quello che il mercato chiede. Io però non metto assolutamente in dubbio che uno tra i principali obiettivi dei grandi marchi di calzature sia la prevenzione degli infortuni. Poi se la gran parte dei runners corre con scarpe poco adatte alle loro caratteristiche o le usa allenandosi in modo scriteriato, è un altro paio di maniche. Di certo hanno rincari enormi, riduzione dei costi all'osso (spesso a scapito della qualità..) e giocano parecchio con durate troppo basse e nuovi colori per sostituire in fretta quelli che già abbiamo comprato.
    Il ritorno a scarpe più semplici credo che sia dovuto soprattutto all'osservazione che rispetto a decenni fa le scarpe sono molto più ammortizzate e tecnologiche, eppure gli infortuni %lmente non sono calati. Anche se c'è da obiettare che decenni fa correvano solo gli atleti e i ragazzini, ora il movimento è enormemente + vasto e che la gran parte dei runners inizia a correre quando non è certo nel fiore degli anni e spesso in sovrappeso.
    Io personalmente evito scarpe troppo strutturate, anche perchè sono leggero, ma non cambierei mai le mie nike zoom elite con le scarpe scassatendini che usava mio padre 40 anni fa e che sono ancora in cantina a mò di cimelio.
    Rimane sempre molto interessante questa discussione!
    CIAO Sarah! :-) Mic

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  5. sono assolutamente in DISACCORDO.
    sto sostenendo su 2 importanti siti una polemica proprio su questi argomenti.
    video e foto alla mano dimostro che mezzofondisti e fondisti TUTTI appoggiano PRIMA DI TALLONE e poi il resto.
    vogliamo sostenere che bekele, gebre, wanjiru, cova, panetta, antibo, baldini non sanno correre?
    non abbiamo il piede nè del cavallo nè del ghepardo...
    invece la "squola italiana" (con la q) ai corsi allenatori insegna che si atterra di metatarso...

    INFATTI GLI ATLETI ITALIANI MOSTRANO LA MAGGIORE PERCENTUALE DI INFORTUNI E DI ROVINA DEI GIOVANI TALENTI AL MONDO!

    INFATTI SONO ANNI E ANNI CHE NON SI VINCE MANCO UN BRONZETTO A LIVELLO MONDIALE!

    INFATTI ABBIAMO GLI ALLENATORI PIU' IGNORANTI AL MONDO!
    luciano er califfo.

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  6. www.okkioallespalle.it/NewsImages/cicago

    thumb15.shutterstock.com.edgesuite.net/d...running-39382624.jpg


    4.bp.blogspot.com/_3SofJX7Ui-s/SWkiviv2E...bg/s320/PANETTA1.jpg


    farm4.static.flickr.com/3277/2970864719_...2c2.jpg?v=1224941318


    www.herbertsteffny.de/pics/athleten/nder...nyc2008_img_1509.jpg

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  7. altro gravissimo errore:
    anche i VELOCISTI, dopo aver toccato di avampiede, appoggiano di tallone!

    scusa sarah, ma sto studio mi pare solo una pubblicità per aziende di scarpe.
    luciano er califfo.

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  8. molto interessante, ma al dunque i conti si fanno solo sulla propria pellaccia....

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  9. @ Mic:
    sono giuste osservazioni, Mic! Probabilmente la via migliore sta nel mezzo: materiali sufficientemente ammortizzanti per proteggere i tendini, struttura sufficientemente semplice e flessibile per non alterare la naturale meccanica di appoggio del piede. Alcune idee della corrente "minimalista", quella delle FiveFingers, mi sembrano un eccesso, anche se mi ha incuriosito l'idea di poter correre a piedi nudi (non mi aveva mai sfiorato prima!). Tuttavia, ho provato sulla mia pelle cosa significa alterazione della meccanica di corsa e infortunio da squilibrio di postura su scarpa non adatta... c'è da starci molto attenti! Come c'è da stare attenti a quella tendenza generale della nostra moderna società, che spesso crea bisogni per alimentare consumi: l'importante è che ognuno sappia cosa è realmente meglio per sè.

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  10. @ luciano er califfo:
    bentornatocaliffo! Scatenatissimo come sempre su queste tematiche, eh! :-) Qui sono raccolte 3 diverse testimonianze di una "corrente", quella "minimalista", che dobbiamo riconoscere che esiste. Non sono coinvolti nè allenatori, nè atleti, nè italiani: sono 3 professori americani che si occupano di materie diverse e hanno tutti la passione per la corsa, da amatori. Il primo studio è finanziato dalla Vibram: più che lecito porsi il dubbio di un eventuale interesse economico, ma al Prof. piace prorpio correre a piedi nudi! Lascia con un interessante interrogativo sulle naturali potenzialità elastiche dei nostri piedi. Io mi sono fatta questa idea: che più che stare a guardare se il contatto avviene di avam-medio-retro piede, è bene guardare come è messo il ginocchio del piede che appoggia. Se è leggermente piegato (condizione che avviene per forza in avampiede e può avvenire negli altri casi), l'azione dei muscoli agonisti della corsa è ok (= il quadricipite può accorciarsi subito). Se invece è dritto, rigido, in completa estensione (condizione che non può avvenire nell'appoggio in avampiede e che è favorita da un appoggio in retropiede, anche se non ne è diretta conseguenza), prima di tutto si prende una bella botta della reazione al suolo, anche se "cushioned", poi deve aspettare di cedere un po' in flessione in avanti (o di essere flesso dai bicipiti) per poter poi attivare l'azione del quadricipite, che risulta minore. Di cosa comporta "buon tono degli ischio-crurali e ipotonia dei quadricipiti" ne so qualcosa... Io approfondirei l'osservazione di questi meccanismi. PS: califfo, i link non funzionano!

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  11. @ yogi:
    ebbene sì: si studia, si prova, si sperimenta e soprattutto si verifica il risultato sulla propria pellaccia! La mia qualche legnata l'ha già presa... vuol dire che è il caso di sperimentare qualcosa di diverso! Alla salute di ciascuno di noi runners l'ardua sentenza!

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  12. sarah,
    NESSUNO appoggia col ginocchio completamente esteso, non esiste.
    per quanto riguarda la "naturale elasticità" del piede, ricordo all'esimio scienziato che:
    - 1milione di anni fa non esisteva l'asfalto
    - 1milione di anni fa dovevi zompare a piedi nudi fin dalla nascita se no le belve te se magnavano
    - 1milione di anni fa nessuno correva per 42km di seguito
    - 1milione di anni fa nessuno si fracicava le strutture passando tutto il giorno seduto sui banchi di scuola o in ufficio.

    su sta cosa sono scatenato perchè le stesse amenità vengono insegnate ai corsi per allenatori della fidal, per questo ho parlato di allenatori.
    insengano agli allenatori di far appoggiare i ragazzi solo di avampiede... risultato: tutti rotti!
    se appoggi di avampiede ti spacchi i tendini d'achille. parlane con andrew howe o claudio licciardello...


    comunque sono d'accordo che le scarpe hanno sempre trascurato la flessibilità.
    luciano er califfo.

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  13. Sarah, interessantissimo post!
    Leggero' al piu' presto il documento.

    Hai letto l'articolo di Liebermann di cui al seguente link dal mio blog?
    http://runzanger.blogspot.com/p/scienza.html

    Per il Califfo: nell'articolo che riporto si sostiene, invece, proprio che l'uomo si e' evoluzionisticamente selezionato come corridore di lunghe distanze! Tra le altre metodologie di procacciamento di cibo c'era quella di nutrirsi di carcasse/carogne e quindi piu' km macinati era uguale a piu- possibilita' di trovare cibo...

    Ora io non so bene se la cosa possa essere vera al 100% o no, pero' puo' essere uno spunto di riflessione...

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  14. non so perchè non si aprono le foto. posto il link del sito dove si aprono le foto:

    http://www.atleticanet.it/forum.html?func=view&catid=17&id=69434

    zanger,
    non m'interessa. ho studiato antropologia per 20 anni e ogni scenziato ha una sua idea... questo qui mi sembra pagato per pubblicizzare scarpe.
    la realtà di OGGI è che per velocità più lente di 2'30/km tutti appoggiano prima di tallone.

    mi è oscuro perchè in italia ci intestardiamo sempre con "teorie" facilmente sconfessate dall'osservazione empirica.
    oh... è un errore applicare in tutto il principio d'indeterminazione di heisenberg...
    er califfo.

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  15. @ luciano er califfo: "fracicava le strutture", ahahahah, bellissima questa, che ridere! :-D Grazie per il link, quando ho un po' di tempo lo leggo con calma, next week perchè nel mio fine settimana selvatico non è prevista connessione! Solo un po' di bellissimo e sanissimo "fracicamento" su sella di bici seguito da divertente falciatura di erba old style! PS: Andrew Howe, quello del Kinder Bueno? Buuuu! ;-)

    @ Marco "Zanger": ciao Zanger, grazie per il link al tuo post, me lo leggo con calma, next week. Oh, che discorsoni cor califfo... ci pensi tu, eh! :-) Bye by Sarah, e buona corsa!

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  16. Sai Sarah, son d'accordo col Califfo stavolta.
    Sin da piccolo mi hanno insegnato quello stile di corsa che lui avversa.
    Tuttora il mio inpatto sull' asfalto e sul terreno e' con la parte anteriore ed esterna del piede...
    Beh, ho collezionato infortuni a rotta di collo !!!
    L' ultimo al tendine tibiale a Gennaio ed ancora non riesco a guarire e chissa' quanto lo potro' fare se mai ci riusciro'....
    ...Col senno di poi...

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